Il rebus della Manovra diventa sempre più complicato. La resa dei conti fra governo e partiti di maggioranza è in programma per mercoledì prossimo. Un appuntamento deciso dalla premier Giorgia Meloni per serrare le file e, soprattutto, per far capire alle forze politiche del Centrodestra che la prossima Legge di Stabilità non potrà accontentare tutti.
Il problema è che, con le risorse (poche) c’è il rischio concreto che scontenti tutti. Al momento, secondo gli ultimi numeri che circolano al Mef, per fare fronte alle richieste sul tavolo occorrerebbero non meno di 35 miliardi. Mentre in cassa, al momento, ce ne sarebbero appena una decina.
Fra i più attivi, negli ultimi giorni, ci sono stati gli esponenti azzurri, guidati dal vicepremier e ministro degli Esteri Antonio Tajani. Due i capitoli sui quali Forza Italia continua a insistere. Il primo è l’aumento delle pensioni minime da 600 a 700 euro. Un’operazione che però costerebbe all’esecutivo circa 4 miliardi di euro. La richiesta numero due riguarda invece la tassa sugli extraprofitti delle banche, che Forza Italia continua a contestare e Fratelli d’Italia a difendere. Se passassero i quattro emendamenti sulla deducibilità e sui piccoli istituti, preparati dagli uomini di Tajani, potrebbe mancare all’appello almeno uno dei due miliardi e mezzo previsti per il 2024.
Sotto pressione anche gli uomini della Lega che difendono con forza due misure di bandiera. La prima è quella di quota 41, numero che sta per gli anni di contributi per lasciare il lavoro indipendentemente dall’età. Un’operazione che solo per il 2024 costerebbe circa 4 miliardi di euro per un importo complessivo, in dieci anni, che si attesta sui 60-65 miliardi. Cifre insostenibili nell’attuale quadro economico. C’è poi l’avvio del Ponte sullo Stretto: la copertura per il primo anno sarebbe di circa 1 miliardo di euro. Gli uomini di Salvini nutrono non pochi dubbi anche sul nuovo piano di privatizzazioni che sarebbe inserito nella legge di Stabilità per fare cassa. In particolare non hanno per niente digerito l’idea del Mef di cedere Mps, banca attualmente guidata da un manager vicino al Carroccio. “L’argomento non è all’ordine del giorno”, ha tagliato corto Alberto Bagnai, responsabile economico del partito. Di tutt’altro avviso il leader di Forza Italia, Antonio Tajani: “Su Mps si deve procedere alla privatizzazione, lo Stato non deve fare il banchiere. Prima si fa meglio è”.
Per Fratelli d’Italia le priorità restano due: famiglie e imprese. In particolare, si punta a rendere strutturale il taglio del cuneo fiscale (vale più o meno 9 miliardi all’anno) e a mettere a punto un pacchetto di interventi a favore dei nuclei familiari che potrebbe raggiungere i 2 miliardi di euro. Fra gli interventi, una nuova sfilza di bonus, da quelli per lo sport fino agli incentivi per gli imprenditori che assumono le neo-mamme. Senza considerare il bonus contro il caro carburante, sia pure limitato ai redditi più bassi e la social card per aiutare le famiglie a fare la spesa e contrastare il carovita. C’è poi l’avvio del primo modulo della riforma fiscale, una sorta di antipasto della flat tax. La riduzione da 4 a 3 delle aliquote Irpef costerebbe circa 5-6 miliardi di euro.
Le linee sono tracciate. Il governo punta a confermare il taglio del cuneo fiscale e renderlo strutturale. Fondamentali, per Palazzo Chigi, gli aiuti a famiglie e imprese. Poi, la proroga degli incentivi per l’assunzione di donne e under 36, e la tassazione agevolata al 5% dei premi di produttività. Si lavora anche alla possibile detassazione delle tredicesime e all’estensione della soglia esentasse per i fringe benefit per i lavoratori senza figli. Tutto il pacchetto costerebbe fino a 13 miliardi. Un primo passo della riforma fiscale con il taglio delle aliquote Irpef da quattro a tre costerebbe invece 3-4 miliardi.
Tutto l’esecutivo è al lavoro per «correre di più», come detto da Giorgia Meloni. Sul palco di Cernobbio è intervenuto il ministro Giorgetti: «Noi faremo una legge di bilancio prudente, che tenga conto delle regole fondamentali della finanza pubblica. Però – ha poi precisato – per quanto riguarda il Superbonus dei 100 miliardi di cui si parla, ricordo che questo governo ne ha pagati 20, ma altri 80 rimangono da pagare. La cena l’hanno già mangiata tutti e noi siamo chiamati a pagare il conto. Cosa che ricadrà sul Patto di stabilità del 2024, 2025 e 2026».