La manovra finanziaria una storia iniziata male a Bruxelles e finita peggio a Roma

La legge di bilancio deve essere definitivamente approvata dalla Camera, ma Di Maio e Salvini, non curanti di ciò e dello spettacolo indecoroso offerto agli occhi degli italiani dal Senato della Repubblica, dove i senatori al momento del voto di fiducia non conoscevano il contenuto della manovra economica e quelli dell’opposizione tentavano di occupare i banchi del Governo, pensavano già alla campagna elettorale delle europee del prossimo maggio. Una Storia, quella della manovra finanziaria, iniziata male nei palazzi di Bruxelles e finita peggio a Roma. Dimenticare la manovra è l’obiettivo dei due vice Premier, Di Maio e Salvini, che di sicuro, se il Paese dovesse entrare in recessione per la loro incompetenza, non pagheranno al cospetto dei propri elettori il conto per il caos provocato con la riscrittura della legge di bilancio, per il voto in extremis con cui hanno evitato l’esercizio provvisorio, per aver ignorato il ruolo delle Camere a colpi di fiducia su un testo imposto a scatola chiusa . E infatti i due leader si preparano a parlare ai loro elettori di quanto sono riusciti ad ottenere , non come governo, ma in termini di singoli partiti. Useranno il pretesto del contratto per giustificare agli occhi dei propri elettori il magro bottino. Dalle urne si vedrà se l’imbroglio ordito ai danni del Paese sarà stato compreso dagli italiani. Certamente l’assenza di una valida alternativa politica, faciliterà il compito alle forze politiche governative almeno fino a quando non risalterà che tra di loro sono avversarie.E allora s’intaccherà il fragile equilibrio che le tiene insieme, che già oggi annaspa, ad un passo della rottura. A quel punto, se una delle due forze dovesse ritenere che l’alleanza pregiudica i propri interessi di partito, non sarebbe il povero Conte a tenere insieme la coalizione, ma i Dioscuri prenderebbero il centro della scena nel governo. Del resto già è accaduto che in Europa il Premier ha fatto il mediatore, mentre altrettanto non ha potuto fare rispetto al Parlamento del nostro Paese. Un tratto caratteristico del premierato del Prof Conte in questi sei mesi, è senza dubbio l’abitudine di scaricare i propri errori e la propria incompetenza politica e tecnica su gli altri. E come lui lo stesso fanno Di Maio e Salvini.Il rifiuto di fare i conti con la realtà. Da ciò il tentativo dei due Dioscuri di far dimenticare presto agli italiani la manovra e lanciarsi nella campagna elettorale. Ma l’eco di questa manovra rocambolesca li seguirà durante i loro comizi perché gli elettori di ciascuna delle due forze politiche si attendono il tanto sospirato cambiamento. Gli elettori grillini vorranno sapere quando e se si concretizzerà il reddito di cittadinanza, mentre quelli della Lega quando potranno andare in pensione.Purtroppo i due leader si ostinano a non voler capire che a loro manca un progetto comune per il Paese. L’unico elemento che li accomuna è il populismo anti sistema, ma questo non è sufficiente per farli governare a lungo.

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