MILANO. La storica azienda milanese Mivar, che produce televisori dal dopoguerra, ha chiuso. Non essendo riuscita a competere, come tante altre, con la grande concorrenza delle multinazionali estere. O meglio, come tante altre, non è stata messa nelle condizioni di poter competere. Carlo Vichi, il proprietario 90enne, guarda la sua fabbrica ormai vuota da due mesi. E commosso afferma: ‘Ho un sogno. Poter dire ricominciamo a quanti ho detto è finita. E per farlo, un’idea c’è. Se una società di provata serietà accetta di fare televisori in Italia, io gli offro la mia nuova fabbrica, pronta e mai usata, gratis. Non voglio un centesimo. Ma chiedo che assuma 1200 italiani, abbiatensi, milanesi. Questo chiedo. Veder sorridere di nuovo la mia gente’. La nuova fabbrica, costruita con anni di sacrifici economici per garantire ai suoi dipendenti, la maggior parte dei quali di Abbiategrasso, un luogo accogliente, funzionale e all’avanguardia dove lavorare, è solo un enorme capannone vuoto senza macchinari. Costruito senza mutuo, costato milioni di euro e mai inaugurato, con due piani, 120mila metri quadri totali, parcheggi, una grande mensa e un presidio medico, un fabbricato dove possono lavorare 1.200 persone. Nella vecchia fabbrica lavoravano 900 persone, producevano 5.460 televisori al giorno, un milione l’anno.
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