A Pompei è stata ritrovata una moneta che potrebbe cambiare la storia. Un denario di Tito, rinvenuto presso la Casa del Bracciale d’Oro, apre scenari inediti e sorprendenti sulla data della morte della città, sepolta da ceneri e lapilli durante una delle più devastanti eruzioni del Vesuvio. Forse quella tragedia non avvenne il 24 agosto del 79 dopo Cristo, data da sempre associata all’immane catastrofe, ma qualche mese dopo.
In una lettera inviata a Tacito (nella variante più attendibile del manoscritto) Plinio dichiara che l’eruzione è avvenuta nonum kal. Septembres, cioè nove giorni prima delle Calende di Settembre, ovvero il 24 agosto. Ma i dubbi sull’attendibilità di questa testimonianza sono ormai troppi. Non c’è solo il ritrovamento della moneta a destare incertezze ma anche altre incongruenze, come il ritrovamento di frutta secca carbonizzata, di bracieri per riscaldarsi e di mosto già in fase di invecchiamento ritrovato all’interno dei contenitori. Oggetti e sostanze che raccontano di atmosfere tutt’altro che estive, semmai molto più autunnali.
La moneta che potrebbe riscrivere i libri di storia, per anni relegata nei depositi della soprintendenza del Museo Archeologico di Napoli, è una dei reperti protagonisti della mostra ‘Tesori sotto i lapilli’, visitabile fino al 31 maggio a Pompei.
La mostra espone i reperti provenienti dall’Insula occidentalis, luogo di villeggiatura dei ricchi signori che si recavano a Pompei in cerca di relax. Sono in mostra anfore, ampolle, gioielli e altri oggetti d’uso quotidiani, belli e raffinati che restituiscono una precisa fotografia delle abitudini degli antichi villeggianti strappati alla vita da una delle catastrofi più terrificanti della storia.