Le elezioni politiche del 4 marzo dello scorso anno hanno dato vita ad innumerevoli anomalie che hanno sconvolto l’assetto politico-costituzionale. Una maggioranza senza una vera opposizione, perché incapace di offrire al Paese un programma alternativo ed attendibile. Un governo diviso su tutto, persino sulla politica estera, un Parlamento svuotato delle sue funzioni ed affidati ai due capi partito: Di Maio e Salvini. Pubblica amministrazione nei sui massimi vertici sfiduciata. Autorità indipendenti costrette a cedere la propria autonomia in virtù di un preteso rinnovamento/cambiamento. Ma in realtà si tratta solo di nuovo e non è detto che il nuovo significhi rinnovamento, anzi spesso può essere il ritorno ad un passato lontano e doloroso. Sorge spontanea la domanda:” Resisterà la nostra giovane e fragile democrazia a queste nuove tensioni?” Essa non è fatta solo di elezioni ma di poteri e di controlli, di competizioni tra essi e ciò consente di correggere le anomalie e il conflitto tra poteri rende visibile l’esercizio e consente all’elettorato il controllo su chi governa .Ma il nostro sistema di garanzie è debole. La Corte Costituzionale è richiusa nelle procedure giudiziarie, nonostante non faccia parte dell’ordinamento giurisdizionale. Ed è stata desinata ad un ruolo che le consente di intervenire sempre dopo e mai prima. Le amministrazioni pubbliche non riescono a far valere la propria esperienza e il fatto di essere in possesso delle necessarie esperienze tecniche. Quell’insieme di forze della società civile, l’establishment, non è in grado di far sentire più la sua voce.Se gli anticorpi sono deboli, il sistema rischia di collassare. A questo punto sarà necessario pensare a tutti gli organismi in grado di aiutare la nostra giovane democrazia a passare dall’infanzia alla maturità.Innanzitutto bisogna valorizzare tutti quei corpi intermedi che il continuo e pretestuoso/demagogico ricorso al popolo hanno zittito. Essi senza dubbio hanno contribuito al progresso della democrazia italiana e del suo pluralismo. Bisognerebbe aumentare quelle procedure di consultazione di categorie ed associazioni che possano concorrere alla conoscenza dei problemi e alla ricerca delle soluzioni. Occorrono, sena nessun altro indugio, dar vita ad Autorità che per il loro prestigio ed i poteri loro affidati, possano correggere, consigliare, senza con ciò ledere l’esercizio del potere affidato agli organi rappresentativi. Non un consesso di dotti e sapienti, ma una squadra di persone di buona volontà ed esperienza che sappia ben leggere tra le pieghe del sistema e ricercare soluzioni adeguate, ma che siano, soprattutto, capaci di farsi ascoltare. Così si rafforzerebbero le basi della democrazia e si restituirebbe al Parlamento le prerogative che la Costituzione Repubblicana gli ha assegnato. Solo così si potrà allontanare lo spettro che ha indebolito il Parlamento e l’esecutivo nel corso della storia repubblicana.
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