La Open Arms è arrivata questa mattina in Spagna nel porto di Palma di Maiorca, con a bordo Josefa, la donna salvata il 17 luglio scorso nel Mediterraneo, ad ottanta miglia dalle coste libiche. L’imbarcazione della Ong Proactiva nei giorni scorsi aveva recuperato i cadaveri di una donna e un bambino al largo della Libia e atteso per trovare un porto dove sbarcare.
La Ong, al momento dello sbarco, avrebbe presentato una denuncia, firmata anche da Josefa, contro la Libia e l’Italia, per l’affondamento del barcone e per l’inattività e il rifiuto italiano di far sbarcare i cadaveri raccolti in mare nel porto di Catania. “Dopo quattro giorni di navigazione la nave Open Arms entra finalmente nel porto sicuro di Palma di Mallorca”, scrive il fondatore della Ong spagnola Proactiva, Oscar Camps che – riferisce il quotidiano Diario de Mallorca, uno dei principali quotidiani dell’isola – subito dopo l’attracco ha presentato al tribunale locale una denuncia per omissione di soccorso contro il comandante della nave libica che avrebbe volontariamente affondato il barcone di migranti. Tutti i membri dell’equipaggio della Open Arms, tra cui il giocatore Nba Marc Gasol, hanno firmato l’atto.
Nel frattempo Josefa è stata trasferita in un centro medico a Palma dove si sta riprendendo da “uno stato di shock”, secondo Camps. I due cadaveri trovati nello stesso luogo, un bambino tra i 3 ei 6 anni, e una donna tra i 20 e i 30 anni, sono stati trasferiti all’istituto di medicina legale anatomica.
La risposta dell’Italia. “Non meritano risposta le Ong che insinuano, scappano, minacciano denunce ma non svelano con trasparenza finanziatori e attività. La denuncia di Josefa? Qualcuno strumentalizza una vittima per fini politici”, è la replica che arriva da ambienti del Viminale all’annuncio di Proactiva di denunciare l’Italia. “Noi denunceremo chi, con bugie e falsità, mette in dubbio l’immensa opera di salvataggio e accoglienza svolta dall’Italia”.