Al Teatro Belli di Roma, fino al 20 gennaio in scena, con l’esordio alla regia di Jacopo Gassmann, “La pace perpetua” di Juan Mayorga, un testo teatrale proiettato nell’immaginazione dello spettatore che accoglie la profonda fascinazione creativa dell’autore. Affrontare questo testo vuol dire porre allo spettatore infinite domande, per generare consapevolezza nel ricercare risposte e creando un cortocircuito tra palco e platea che non ha mai fine. Ovvero, uscire dal teatro con un senso di incompiutezza visto che anche il teatro si svolge nell’interiorità del pubblico. I temi del testo gettano luce sulle emergenze e le contraddizioni del nostro tempo, offrendo al contempo una lente di ingrandimento per responsabilizzare il pubblico rispetto a tutto ciò che accade, ed a tutto ciò che sarebbe eventualmente possibile fare. Nel testo si parla di guerra e di tortura, di violenza e di sopraffazione, di homo homini lupus, di violenza sia delle idee che dei linguaggi, e lo spazio scenico diviene sia uno spazio pluripotenziale che uno spazio pienamente interiore. È uno spazio di scelta e di domande, di cani che latrano e che abbaiano, come abbaiano quelle di moltitudini di uomini deboli, di uomini oppressi, costretti a vivere nel terrore, ed anche di soldati, di militari o di ribelli-rivoluzionari, ed ogni uomo diviene l’interlocutore di Mayorga che ha la capacità di offrire a tutti, senza voler educare, delle possibili chiavi di lettura e dei possibili spunti di riflessione rispetto ai conflitti e ai paradossi che ci abitano e che ci dominano. Il testo è carico di suspence, una sfida apparentemente impossibile, perché i personaggi sono cani che si giocano attraverso una dura selezione il collare bianco per diventare un “supercane” che possa salvare l’umanità dal Male, espresso dal terrorismo, dai giochi di potere e dai modi in cui lo si esercita. Immanuel, John-John, Odìn e Casius, sono i cani protagonisti dell’opera e sono tutti parte e parti di noi stessi. Sono cani parlanti e pensanti che si esprimono attraverso il loro istinto, il loro fiuto e il loro cuore animale, che ci pongono di fronte alla impotenza di non avere soluzioni di fronte alle nostre stesse contraddizioni. Quelli che ci porgono i protagonisti di questo spettacolo sono i quesiti dei diversi momenti della vita: John John è il cane giovane e irruento; Odin è nell’età della forte affermazione di sé, Immanuel in quella della piena maturità, così come Casius è vicino ad un suo ritiro dal mondo. Le loro storie ci pongono dei conflitti della ragione, del sentimento, dell’istinto e dell’idealità, chiamando ciascuno dei protagonisti a compiere una scelta ed anche gli spettatori devono assumere un punto di vista critico. La regia è di Jacopo Gassmann, gli attori sono Pippo Cangiano, Enzo Curcurù, Giampiero Judica, Davide Lorino e Danilo Nigrelli, con scene di Alessandro Chiti e costumi di Sandra Cardini. Il linguaggio del regista è scarno ed essenziale che ben si incunea nella platea lasciando ampio spazio alla fantasia dello spettatore.
Rosaria Palladino