Il 25 giugno una delegazione guidata dal ministro degli esteri palestinese Riyad al Maliki sarà all’Aja per presentare alla Corte penale internazionale (Cpi) una serie di documenti che denunciano le presunte violazioni del diritto internazionale da parte di Israele. La mossa palestinese potrebbe favorire l’incriminazione da parte della corte di dirigenti politici e militari israeliani di alto grado. La presentazione del documento alla Cpi segue di qualche giorno la pubblicazione di un rapporto delle Nazioni Unite che accusa sia Israele sia Hamas di aver commesso probabili crimini di guerra durante la guerra nella Striscia di Gaza nell’estate 2014. La procuratrice capo della Cpi, Fatou Bensouda, dovrà decidere in base alla denuncia se ordinare un esame preliminare e poi avviare un’indagine. E dato che la Corte non può incriminare gli stati, ma solo gli individui, dovranno essere identificati i singoli israeliani ritenuti responsabili dei crimini. Il documento palestinese è la risposta a una richiesta d’informazioni di Bensouda, che era stata rivolta anche a Israele. Lo stato ebraico, però, si è rifiutato di fornire informazioni sostenendo che la Cpi non può dare seguito a una denuncia palestinese, perché la Palestina non è uno stato. Questi eventi sono la conseguenza dell’adesione palestinese alla Cpi, il 31 dicembre 2014, quando il presidente palestinese Abu Mazen ha firmato lo statuto di Roma, che definisce la giurisdizione e il funzionamento della Corte penale internazionale. In seguito, il 16 gennaio, Bensouda ha deciso di lanciare un esame preliminare sulla situazione in Palestina. Per il 27 giugno è attesa la visita di una delegazione in Israele nell’ambito di un esame preliminare per stabilire se sono stati commessi crimini di guerra e crimini contro l’umanità nei territori palestinesi occupati. Dopo un’introduzione di una trentina di pagine, il documento che sarà presentato alla Cpi è diviso in tre grandi categorie: gli insediamenti illegali di Israele, il trattamento dei detenuti palestinesi e la guerra del 2014 nella Striscia di Gaza. È stato redatto da un comitato di 45 persone, tra cui ministri palestinesi, direttori di ong, esperti di diritto internazionale, dirigenti delle forze di sicurezza e un rappresentante di Hamas. I casi denunciati coprono un periodo di tempo che va dal 13 giugno 2014 al 31 maggio 2015. Tra questi, ci sono la decisione di Israele di costruire un nuovo insediamento con 2.600 alloggi a Givat Hamatos, a Gerusalemme Est, e un altro nella valle del Giordano. Si evidenzia anche il caso dell’uccisione di quattro bambini sulla spiaggia di Gaza, avvenuta il 16 luglio durante l’operazione Margine protettivo, su cui la magistratura militare israeliana ha deciso di chiudere l’indagine. Inoltre sono riportate decine di violazioni del diritto internazionale, che vanno dall’espropriazione delle terre dei palestinesi alla demolizione delle loro case, dalle condizioni delle carceri alla distruzione degli olivi, dalle violenze dei coloni e delle forze di sicurezza agli attacchi ai siti religiosi, fino ai crimini di guerra. Al documento sono allegate mappe e fotografie aeree, comunicati stampa e note del governo israeliano, e ordini di evacuazione dei militari israeliani.
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