La Palestina è stata battezzata stato osservatore dell’Onu, nonostante il voto contrario di Stati Uniti ed Israele. Dal 1974 la Palestina era già “osservatore permanente” all’Onu come “entità”; ora sarà “osservatore permanente” in qualità di “Stato non membro”. La decisione è stata presa dall’Assemblea generale dell’Onu, con 138 voti a favore, incluso quello dell’Italia, 9 contrari e 41 astensioni. Ma la costituzione dello stato palestinese, potrebbe essere ancora lontana. Secondo il New York Times, infatti, per ottenere tale risultato bisognerà favorire un processo di negoziazione con Israele. Tuttavia tale voto permette alla Palestina di potersi appellare alla Corte penale internazionale per indagare su eventuali crimini commessi da Israele durante il loro conflitto, aprendo un nuovo capitolo dello scontro.
E dopo la decisione dell’ Onu, i palestinesi hanno dato inizio alla festa durata tutta la notte sia a Ramallah che a Gaza, la Striscia dominata da Hamas. Da oggi in poi anche nei libri di storia si potrà usare il termine Stato per indicare la Palestina, , invece di usare la definizione “Territori palestinesi” nata dal processo di pace di Oslo negli anni novanta. Anche l’Italia ha votato a favore della costituzione della Palestina come stato osservatore. L’ ambasciatore Cesare Maria Ragaglini, ha spiegato che il voto positivo del Belpaese è da collegarsi ha all’approccio costruttivo del presidente dell’Autorita Palestinese Abu Mazen sulla ripresa senza condizione dei negoziati”. Una decisione tuttavia sofferta, presa dopo un contrasto con la Farnesina: il premier Mario Monti dopo aver deciso ha tenuto a telefonare al premier israeliano Netanyahu per assicurargli che l’amicizia dell’Italia per lo Stato di Israele resta immutata. La richiesta all'Assemblea Generale era già stata annunciata dal presidente dell'Autorità nazionale palestinese Abu Mazen, con l’ambizione di compiere un primo passo verso la creazione di uno Stato lungo i confini del 1967. Ma l’occasione ufficiale A pochi è stata il 65esimo anniversario dell'approvazione dell’Onu del Piano di partizione della Palestina (29 novembre 1947). L’Assemblea Generale non è il primo organo dell’Onu ad aver riconosciuto la Palestina: già l'Unesco, lo scorso settembre, aveva votato a favore. Ma la costituzione della Palestina come stato, secondo il New York Times, sarebbe avvenuta anche attraverso la garanzia del rispetto di tre condizione: la prima, non chiedere l’intervento della Corte penale internazionale; la seconda, dichiarare che la strada verso il riconoscimento dello Stato palestinese passa attraverso il processo di pace; la terza, l'impegno ad affrontare un negoziato con Israele senza alcuna condizione. L’Anp non ha però accolto, almeno ufficialmente, nessuna di queste condizioni e proprio per questo motivo Londra avrebbe optato per l’astensione: “non hanno accettato le assicurazioni che avevamo suggerito”, ha detto il ministro degli Esteri britannico William Hague. E di voto “controproducente” hanno parlato l'ambasciatrice americana all'Onu Susan Rice e il segretario di Stato Hillary Clinton. Per Washington, il passo compiuto ieri all'Onu crea “nuovi ostacoli sul cammino della pace”.
Per Israele invece, il riconoscimento di status ad Israele “allontana la pace”, come confermato dall’ambasciatore dello stato ebraico alle Nazioni Unite, Ron Prosor.