‘Abbiamo la prova che la settimana scorsa sono state utilizzate armi chimiche in Siria da parte del regime’, il presidente francese Emmanuel Macron sembra non avere dubbi su quanto successo nella città siriana di Duma lo scorso 7 aprile, quando in seguito a un attacco delle forze di Damasco sono morte almeno 70 persone e altre 500 sono rimaste intossicate.
Ma da Washington la Casa Bianca e il Pentagono sembrano ora prendere tempo sull’ipotesi di una risposta militare. ‘Nessuna decisione definitiva e’ stata ancora presa’, afferma la portavoce presidenziale Sarah Sanders al termine della riunione del Consiglio nazionale per la sicurezza, sottolineando come si continuino ad esaminare le informazioni fornite dagli 007 sul campo. Crediamo che ci sia stato un attacco chimico, ma stiamo ancora cercando le prove concrete, spiega a sua volta al Congresso l’ex generale James Mattis, segretario alla Difesa.
Anche se la Nbc riferisce che gli Usa sono già in possesso di campioni di sangue e di urine che confermerebbero l’uso di cloro e gas nervino. Il vero timore, confessato dallo stesso Mattis, è di innescare con un attacco contro Assad un’escalation che possa finire ‘fuori controllo’, con l’incognita della risposta da parte della Russia e dell’Iran già in stato di allerta.
Interessante quanto scritto da Franco Busalacchi su ‘I Nuovi Vespri’ che riguarda il nostro Paese e la Sicilia: ‘Luoghi, Paesi e intere regioni sono diventate basi militari di Usa e Nato. Lo Stato italiano, addirittura, non ha giurisdizione sui militari Usa che in Italia godono di una quasi totale impunità. La Sicilia, in particolare, proprio per la sua ‘maledetta’ strategica centralità geografica, subisce in sommo grado questa condizione di sottomissione. Aeroporti e basi militari, megaimpianti e strumenti di intercettazione, armi, aerei, missili, gestiti nella maggior parte dei casi direttamente dai generali Usa e il resto dai loro alleati Nato, Inglesi, Francesi e Italiani. Ogni giorno da Sigonella, la base militare americana dislocata tra Catania e Lentini, si levano in volo verso le zone calde del Medio Oriente aerei di ricognizione e pattugliamento anti Isis’, si legge in fonti autorevoli. Anti Isis? Quale Isis, quella che non c’è più? Si tratta di ben altro. Ovvero dell’aggravarsi della crisi siriana e i venti di una guerra non più fredda tra Usa e Russia. In momenti concitati come questi tutto può succedere, dall’errore umano al malinteso, all’equivoco. Ma una cosa deve essere chiara. E l’ha detta Putin, il quale, a fronte della minaccia Usa di lanciare i missili in Siria, ha avvertito che risponderà colpo su colpo e, cosa che riguarda direttamente noi siciliani, che si riserva il diritto di distruggere le fonti di lancio. E così siamo diventati un potenziale bersaglio’.
Sigonella è un aeroporto militare che si trova in Sicilia, tra le province di Catania e Siracusa. All’interno del 41esimo stormo si trova infatti la Naval Air Station della Aviazione di marina statunitense. Sigonella, per la sua posizione, sarebbe un nodo strategico per eventuali attacchi in Siria.
La base americana operativa dal 1959, in cui abitano più di 7000 militari, oltre ad un cospicuo personale civile, attualmente ospita la stazione dei computer e delle telecomunicazioni navali, l’ospedale navale, un battaglione mobile del Genio Navale, il pattugliamento marittimo, e sono almeno cinque gli arei cisterna americani che si occupano del rifornimento dei caccia e dei bombardieri strategici.
Aerei americani e Nato sono decollati ieri dalla base di Sigonella ed hanno sorvolato l’area a ridosso dei confini siriani per una missione di sorveglianza: ‘Si tratta di un pattugliamento di carattere ordinario, che si svolge tutti i giorni e che rientra nell’ambito delle attività della coalizione anti-Isis’.
Gli aerei in questione sono un velivolo da pattugliamento marittimo Boeing P-8A Poseidon americano – specializzato in missioni di ricognizione, sorveglianza ed antisom – e un aereo-radar Awacs della Nato, che hanno sorvolato l’area al largo delle coste siriane e vicino al confine turco-siriano: i loro movimenti vengono tracciati da vari siti commerciali che monitorano il traffico aereo, fornendo dettagli che in queste ore rimbalzano sul web. Missioni analoghe a quella odierna sono state registrate anche nei giorni scorsi. Il P-8A, in particolare, risulta decollato due volte in dieci ore, sempre per dirigersi al largo della costa della Siria, ma i siti registrano anche movimenti di aerei-cisterna americani in volo verso la base di Incirlik, in Turchia, che ospita importanti assetti statunitensi.
L’aeroporto ‘Cosimo Di Palma’ di Sigonella è un aeroporto militare italiano, sede del 41/o Stormo AntiSom e dell’11/o Reparto Manutenzione Velivoli dell’Aeronautica militare italiana. Ma ospita anche, e soprattutto, la Naval air station (Nas) della Marina americana. La base, poi, è utilizzata anche per operazioni della Nato. A secondo delle crisi politiche e militari nell’area del Mediterraneo e mediorientale Sigonella riveste un ruolo logistico cruciale. Tra gli aeromobili di stanza in questa base, vi sono droni armati, aerei spia Global Hawk ed U-2, oltre a varie tipologie di velivoli da trasporto, da rifornimento in volo, da pattugliamento marittimo e anti-sommergibile.
Kelly Dignan, vice-ambasciatore degli Stati Uniti in Italia, martedì scorso ha avuto un lungo colloquio con il consigliere per gli affari esteri del premier Paolo Gentiloni. Obiettivo dell’incontro è stato quello di sondare gli umori del governo in relazione alla richiesta di utilizzo delle basi aeree di Aviano e Sigonella in caso di intervento militare in Siria. La questione è particolarmente rilevante. Al momento, l’aviazione Usa sta già impiegando le nostre basi aeree per le perlustrazioni in Siria. In tal senso, secondo il governo Gentiloni, questo rientra nel Patto Atlantico. Insomma, l’Italia è tra i due fuochi: Trump e Putin…