Oggi la Procura di Bergamo, in trasferta a Roma, ha interrogato il presidente del Consiglio Conte, il ministro dell’Interno Lamorgese, il ministro della Salute Speranza, oltre a Walter Ricciardi, quello che ancora adesso non si è capito se è membro o meno dell’Oms. Tutti come persone informate sui fatti. L’indagine della Procura bergamasca ha ad oggetto la mancata chiusura come zona rossa dei comuni di Nembro e Alzano Lombardo. Competenza del governo o della regione? Il pm Maria Cristina Rota, in una recente intervista ha dichiarato che la competenza sarebbe del governo, ed ha ragione: l’art. 13 della Legge n. 883/1978, nell’elencazione delle competenze attribuite ai comuni, non prevede la possibilità per gli enti locali di adottare in queste situazioni di emergenza le chiusure dei propri territori.
Detto questo, presso la Procura di Bergamo pendono alcuni esposti presentati dai parenti delle vittime per capire di cosa siano morti per davvero i propri congiunti. L’indagine è stata aperta per il reato di epidemia colposa, quindi ad ampio raggio investigativo. Ci sarà poco da scoprire a dire il vero, visto che gran parte delle vittime sono state cremate, precludendo l’esame autoptico. Ma questo non impedisce alla Procura di ampliare l’indagine in corso al fine di verificare la sussistenza di eventuali responsabilità penali in capo a più soggetti.
I tre membri del governo ascoltati – quantomeno Conte e Speranza – di responsabilità penali ne hanno. I fatti sono fatti e difficilmente potranno essere contestati. Vediamo i più rilevanti:
PRIMO. Il virus è arrivato in Italia a febbraio o circolava già dall’autunno dell’anno scorso? I giornali locali della Lombardia ne discutono addirittura da ottobre: La Provincia di Como, già il 2 ottobre, parlava di «polmoniti e guai respiratori», così come poco prima di Natale il quotidiano La Provincia di Crema denunciava fino a cinque casi al giorno di infezioni polmonari, con necessari ricoveri fino al 50% dei casi. Coincidenze? Cosa hanno fatto il governo e l’Istituto Superiore di Sanità (Iss)? Hanno avviato i controlli del caso o sono stati con le mani in mano?
SECONDO. Il 9 gennaio il ministero della Salute, sicuramente già informato, pubblica sul suo sito un documento – datato 5 gennaio – nel quale si parla espressamente di «polmonite da eziologia sconosciuta – Cina», documento inoltrato sia all’Iss che al ministero dell’Interno. Che ha fatto il governo? Nulla. Lo «stato di emergenza» verrà dichiarato il 31 gennaio, ma senza adottare provvedimenti precauzionali. In Italia il virus non arriverà mai, questo il mantra governativo.
TERZO. Il 3 febbraio i governatori del Nord chiedono la quarantena per chiunque arrivi dalla Cina. Speranza prima e Conte poi rispondono malamente e assicurano che la situazione è sotto controllo. Il virus non c’è. Il virologo Burioni il 2 febbraio da Fazio dice che il rischio è zero e che in Italia il virus non circola.
QUARTO. Il 21 febbraio scoppia il panico da virus, ci sono i primi morti. Il governo chiude le scuole per una settimana in Lombardia e Veneto. Regione Marche fa lo stesso ma il premier Conte impugna l’ordinanza davanti al Tar e vince. Ci vuole proporzionalità nelle scelte, dice tronfio in televisione l’ex avvocato del popolo. Dopo pochi giorni il governo chiuderà tutta l’Italia, non solo le scuole. Ancora a fine febbraio il segretario del Pd Zingaretti, aderendo allo slogan “Milano non si ferma” del sindaco Sala, va a Milano e si fa fotografare coi giovani Dem mentre beve un aperitivo sui Navigli. Intanto il virus circola.
QUINTO. Dopo aver ammesso un certo allarmismo, siamo ai primissimi giorni di marzo, il governo si rimangia di nuovo tutto e con due Dpcm, l’uno dell’8 e l’altro dell’11 marzo, chiude l’intera nazione. Tutti a casa. Il virus, che prima non c’era, adesso c’è. I morti aumentano e quindi serve il lockdown. Nel frattempo i casi più gravi vengono prelevati da casa e condotti in ospedale; parecchi moriranno senza nemmeno l’ultimo saluto dei propri cari. Non si terranno neppure i funerali. La vita di quelli che fino a pochi giorni prima erano al nostro fianco scompare nell’aria passando dalla ciminiera dei forni crematori.
SESTO. Tra la fine di febbraio e la metà di aprile i morti sono più di ventimila.L’immagine dei carri militari che trasportano i morti verso i forni crematori fuori regione fa il giro del mondo.
Ma perché la cremazione sia lecita, ai sensi della Legge n. 130/2001, occorre la volontà – scritta o orale – espressa dal de cuius, oppure da parte del coniuge o, in difetto, dei parenti più prossimi. È avvenuto tutto regolarmente? Siamo sicuri che queste autorizzazioni siano state date e raccolte nel rispetto della legge? La Procura dovrà necessariamente approfondire. Gli stessi familiari delle vittime potrebbero già sin d’ora avanzare al comune di Bergamo rituale istanza di accesso agli atti ai sensi delle Leggi numm. 241/1990 e 15/2005.
SETTIMO. Sulla cremazione va segnalata l’ordinanza del ministero della Salute pubblicata l’8 aprile, all’articolo C, num. 1 si legge: «Per l’intero periodo della fase emergenziale non si dovrebbe procedere all’esecuzione di autopsie o riscontri diagnostici nei casi conclamati di Covid-19, sia se deceduti in corso di ricovero presso un reparto ospedaliero sia se deceduti presso il proprio domicilio». A parte l’uso del condizionale «non si dovrebbe procedere», tipico di chi sa già di commettere una porcata, vi sono in primis aspetti giuridici alquanto problematici che vedono una semplice ordinanza ministeriale superare in modo illegittimo una legge dello Stato. Ma qui il problema è soprattutto penale. La cremazione impedisce l’autopsia, cioè la legittima ricerca delle ragioni della morte, ledendo il diritto soggettivo dei parenti a conoscere le cause della dipartita. Si potrebbe dunque configurare l’ipotesi di distruzione, soppressione o sottrazione di di cadavere ai sensi dell’art. 411 del codice penale.
Ci sono state queste autorizzazioni alla cremazione da parte dei malati o dei parenti più prossimi? Se sì, sono state raccolte regolarmente quando il malato era ancora cosciente, capace di intendere e di volere? Le eventuali autorizzazioni dei parenti sono state rilasciate in libertà o sotto costrizione, anche solo morale? Su tutto questo la magistratura dovrà sentire i parenti delle vittime, non si possono chiudere gli occhi su questi aspetti.
Il premier Conte e i ministri Speranza e Lamorgese sono stati sentiti come persone informate sui fatti. Su Lamorgese non conosciamo eventuali comportamenti penalmente rilevanti, ma Conte e Speranza hanno parecchi scheletri negli armadi. Premier e ministro della Salute dovrebbero rispondere di delitti colposi contro la salute pubblica (art. 452 codice penale), e il ministro Speranza – nello specifico – anche di soppressione e sottrazione di cadavere ai sensi dell’art. 411 c.p.
La Procura di Bergamo potrà ampliare l’indagine e trasformare la posizione di Conte e Speranza da persone informate sui fatti ad imputati, notificando loro un avviso di garanzia. Salvini, a processo, per aver impedito lo sbarco di una nave senza che ci sia stato nessun danno a persone, mentre Conte e Speranza non rispondono di nulla rispetto a migliaia di morti?
Così scrive Lannutti su Twitter: “Giuseppe Conte, i Pm di Bergamo a Palazzo Chigi per sentirlo sull’inchiesta sulle zone rosse non istituite ad Alzano e Nembro. Sbaglio, o si tratta della stessa Pm che ha già emesso sentenza assolutoria in Tv per Fontana?”. Per il parlamentare grillino “se ci fosse un Csm, sarebbe già intervenuto”. Lannutti si riferisce alla frase della pm Rota in risposta a un’intervista: “Per quanto ne sappiamo, la responsabilità era del governo”. Lannutti è incontenibile e scrive un secondo post: “In un paese normale, con una giustizia e un Csm normali, l’esatto contrario di quanto acclarato col ‘Sistema Palamara’, con incarichi spartiti e pilotati ai vertici delle procure, giudizi ad hoc a misura di potentati, la signora Pm, invece di indagare su Conte, sarebbe già indagata”.
La stessa pm Rota ha voluto chiarire il senso delle sue dichiarazioni sulle responsabilità. Lei aveva detto che la zona rossa era responsabilità del governo? “No – risponde ai giornalisti – Avevo dichiarato che dalle dichiarazioni che avevamo in atto c’era quella in quel momento. Oggi non ho altro da aggiungere”.
L’uscita di Lannuti indigna Giorgia Meloni che commenta: «Il grillino Lannuti richiede l’intervento del Csm per mettere la museruola al Pm di Bergamo che ha ascoltato il Presidente Conte sulla mancata istituzione delle zone rosse. Siamo oltre il colpo di Stato: per i pentastellati i Pm non hanno nemmeno il diritto di indagare…se le indagini si orientano su di loro. È proprio finita la stagione della “onestà” e del “uno vale uno” e siamo ben oltre la casta: siamo ad un passo dalla dittatura.
Chissà, magari il senatore cinquestellato Lannutti all’improvviso è diventato garantista. E si è convinto che la magistratura la deve smettere di volere sottomettere la politica. Oppure, più semplicemente, il senatore a cinque stelle Lannutti, pensa che la magistratura debba eseguire gli ordini dei 5 Stelle, e dunque perseguire i nemici dei 5 Stelle e non gli amici. E così ha dichiarato che in un paese normale la Pm che ieri ha interrogato Conte sarebbe già sotto indagine. Non si sa se Lannutti vorrebbe anche l’arresto della magistrata. Voi dite: vabbé, ma quello è Lannutti. Non crediamo sia la risposta giusta. Probabilmente i 5 Stelle la pensano come lui. Non è gente molto familiare con la democrazia e lo Stato di diritto.