La politica è stata, spesso, capace di generare macerie ed oppressione.
La regola, nel corso della storia umana, è rappresentata da governi che hanno oppresso le persone e le hanno inesorabilmente condannate alla povertà a vita.
Il buon governo è l’eccezione.
La formula “magica” che consenta alla politica di rovinare un Paese consiste nel fatto che una parte ampia della popolazione creda a quei governanti i quali sostengono che sia possibile compiere bene a scrocco di qualcun altro. La discesa nel baratro avviene generalmente in due tappe. Nella prima, i governanti per riscuotere consensi intorno a loro, distribuiscono risorse, al di là delle capacità economiche e finanziarie del paese. Si sbracciano a far capire che si vive nel paese della cuccagna. Questa prima fase dura poco. Il risveglio è doloroso e crudele. Il meccanismo si inceppa, l’inflazione comincia a salire, le imprese annaspano e molte falliscono, i capitali scappano. I creditori, nazionali e internazionali, si presentano alla porta per riscuotere quanto dovuto. La bancarotta è in agguato. Si entra nella seconda fase che è stupefacente quanto grottesca. I governatori che hanno fallito non vengono cacciati a furor di popolo. Si salvano dando il via ad una caccia al colpevole, attribuendo il loro fallimento al nemico occulto. La ridistribuzione del reddito continua trasferendo ai poveri cristi le poche risorse di cui ancora si dispone. E’ il disastro economico. L’annientamento della classe media, rende impossibile mantenere in vita, dove c’è, un reggime democratico. Un esempio recente è stato il governo di Hugo Chavez in Venezuela. Ha governato annientando la classe media, distruggendo il ceto produttivo del paese, trasferendo la loro ricchezza agli Indios, portando il Venezuela al disastro economico. Ma nonostante ciò ha continuato a governare per anni. Oggi il suo successore, Maduro, si comporta allo stesso modo e da la colpa agli Stati Uniti per il disastro economico che si era creato nel paese. Questo non vuol dire che i paesi più ricchi siano immuni, lo stesso disastro potrebbe avvenire anche in Spagna qualora gli indipendentisti della Catalogna dovessero spuntarla. La stessa Italia è a rischio. Si tenga presente che qui ci sono aree (territoriali e professionali) nelle quali i soldi vengono investiti solo per creare reddito di pensione, per pochi. E ci sono sacche di parassitismo annidate nella pubblica amministrazione. La politica può fare cose buone ma anche cattive. Un esempio è il candidato dei 5 stelle, Luigi di Maio, che propone ricette economiche come quella di ridurre le tasse alle imprese aumentando il deficit e senza ridurre il debito. Dimentica il buon Di Maio che noi non siamo gli Stati Uniti di Trump e non può far leva su una posizione internazionale di preminenza. E’ giusto ridurre le tasse ma non si può prescindere dai vincoli finanziari. Nè, in seguito, la ricerca del capo espiatorio sarebbe di aiuto per un paese afflitto dai guai economici crescenti.