Con l’arrivo di Mario Draghi tutto sarà diverso. Scompaiono le scenografie ad effetto ideate e volute dal prode Casalino, come quell’arrugginito banchetto posto a Piazza Colonna, dinanzi a Palazzo Chigi, dal quale il Premier uscente, Giuseppe Conte, ha fatto sapere ” Ci sono e ci sarò sempre”. Il trionfo del ‘Vaffa’ che ha portato al commissariamento di una politica improvvisata. Il Premier incaricato parte con la sua azione di governo da un Paese annichilito e messo in ginocchio da un anno di pandemia, da una campagna vaccinale che stenta a partire, da un debito fuori controllo che farà sentire il suo peso allorché si chiuderà definitivamente l’ombrello protettivo dell’Europa. Un’economia reale quasi azzerata da una crisi senza precedenti. Un milione e mezzo di lavoratori che rischiano il licenziamento. Difronte alla prospettiva, auguriamoci concreta anche se molto dipende dalle scelte che faremo, di un finanziamento dell’UE, di circa 209 miliardi di euro, la classe politica non ha pensato che a giocare a nascondino, a litigare sui nomi da mantenere al governo e nei vari ministeri, e che alla fine è stata travolta dalla sua insipienza e inadeguatezza. Alla fine il Capo dello Stato stanco di assistere ad uno spettacolo tra il comico e il melodrammatico, ha consegnato il Paese alla speranza rappresentata da un grande servitore dello Stato: il Prof Mario Draghi. La post verità si è arresa alla verità. L’Italia, sin dalla sua Unità, si è sempre barcamenata tra un “populismo” apparente e un “oligarchismo” sostanziale, ma senza mai trovare un equilibrio o meglio una sintesi, che è il nus di ogni democrazia matura. E questa mancata sintesi è alla base della mancata legittimazione della politica e dei politici. Ma proprio questo epilogo tragico e nefasto potrebbe ridare una nuova speranza alla politica. Infine non ci resta che ammettere, ripeto, che la post verità si arrende alla verità. Quando la realtà ci riporta ad un Paese in pericolo e drammaticamente in ginocchio dal punta di vista economico e sociale, cadono le preclusioni ideologiche, i distinguo e i veti, come i frutti maturi dall’albero. Saremo, saranno, costretti a vedere uomini e donne che fino a ieri si scontravano, si lanciavano offese per finti pregiudizi ideologici, a lavorare insieme per non soccombere sotto il peso della crisi più grave della nostra storia repubblicana. Ala fine, appena il Governo Draghi, vedrà la luce, la realtà politica e parlamentare ci consegnerà due schieramenti guidati dallo stesso Premier: da una parte il centrodestra, orfano di Fratelli d’Italia, dall’altra la coalizione del fu auspicato governo Conte ter, orfana quest’ultima di quel genio/irresponsabile di Matteo Renzi. E davanti a loro una strada tutta in salita, costellata di buche e di ostacoli da superare. In ultimo all’orizzonte l’elezione del Presidente della Repubblica. E questa volta non si assisterà, come è avvenuto in passato, ad una mera disquisizione circa una contrapposizione tra tecnici e politici. Nascerà una nuova stagione politica, che non avrà nulla in comune con quella esausta e commissariata che ha dovuto cedere il passo al Prof. Mario Draghi. E’ evidente che sarà l’alba di nuovo giorno che vedrà il cambiamento delle regole che sottendono al funzionamento delle istituzioni. Quella vissuta fino ad oggi è una crisi di sistema. Ma grazie ad essa che potrà nascere un quadro di governo contrassegnato dall’unità nazionale, che ci porterà fuori dalla pandemia e dalla crisi economica e sociale. Non basta un banchetto per ridare speranza al nostro Paese.
Andrea Viscardi