E’ quella che gli elettori del PD, beninteso, quelli legati ad un’ortodossia ideologica che non c’è più, oppongono a Bersani per inibirgli qualsiasi forma di alleanza con la PDL di Silvio Berlusconi. In altri termini questa pregiudiziale dovrebbe rispondere all’esigenza di distinguere quello che ormai non è più possibile, perché superato dalla storia e dalle nuove sfide politiche,economiche e sociali che il mondo contemporaneo richiede. Del resto lo stesso Bersani è figlio di una seconda Repubblica ormai morta che ha contrassegnato un ventennio a dir poco fallimentare. In questo ventennio la parola democrazia ha coinciso,involontariamente, con il termine estremismo,alimentando odio tra i due maggiori schieramenti politici e facendo passare un messaggio di divisione insanabili tra le stesse e nel contempo alimentando tra la gente un sentimento di repulsione verso la classe politica in generale. Si è coniato il termine di casta con cui si generalizza ogni forma di potere senza distinguere chi ha raggiunto certe mete con sacrifici e meriti. La gente ha preferito l’incoscienza del dilettante a quella del politico esperto che saprebbe gestire la res pubblica in un momento così delicato per il nostro paese. Basta dare uno sguardo attento a quello che sta avvenendo sul web a proposito dell’elezione del Capo dello Stato; si da il proprio gradimento a persone,sicuramente rispettabili, ma senza alcuna esperienza dal punto di vista politico ed istituzionale, ma che hanno dalla loro parte un curriculum vitae che testimonia la loro non appartenenza alla casta e che non siano ricchi o che non percepiscano redditi elevati anche se corrisposti per le loro capacità ed esperienza maturata in anni di duro lavoro. In questo modo la democrazia rischia la falsificazione. Arretra fino all’auto annientamento quando il rappresentante in Parlamento rinuncia alla sua libertà di mandato ed è costretto dal suo capo di turno attraverso il mondo di internet a dare un voto coatto per questo o quel candidato che gli propone ed impone in nome di una non ben chiara forma di democrazia partecipativa, che di partecipato c’è solo il volere del guru di turno. Se i nostri padri costituenti potessero, per un attimo, tornare in vita inorridirebbero assistendo allo scempio sistematico ed ignorante che un comico fa della Costituzione della Repubblica italiana. Questo è il risultato dell’insipienza e della superficialità della classe politica attuale,unita all’incapacità di programmare il futuro di un Paese, mortificandone negli anni le sue innate capacità ad affermarsi a livello internazionale e facendo dello Stesso una sorta di maggiordomo al servizio del potente di turno. La ragione la si deve trovare proprio in quella incapacità a saper cogliere l’essenza vera della democrazia: il riformismo.
Tags Andrea Viscardi editoriale
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