La premier a Bruxelles per alzare la guardia su migranti irregolari e ‘lupi solitari’

Giorgia Meloni  in vista del Consiglio europeo a Bruxelles interviene, come è noto, in Senato: ‘Abbiamo il dovere di alzare la guardia, come abbiamo fatto a partire dall’implementazione delle misure di protezione delle comunità ebraiche e dei luoghi sensibili in tutta Italia’. Parlava, come è chiaro,  a proposito di possibili azioni di ‘lupi solitari’. Le comunicazioni alle Camere, in vista del  Consiglio europeo, erano concentrate sulla politica estera, in primis sulla crisi di Gaza. La due giorni europea ha al centro la guerra in Israele e la premier ha scelto la linea americana, mentre sui migranti  punta a chiamare in causa le mancanze di Bruxelles  Per Giorgia Meloni è necessario un impegno comune per scongiurare che dallo scontro tra Israele e Palestina possano scaturire  conseguenze inimmaginabili: ‘Mi pare che su questo ci sia unità di intenti e penso che l’Ue possa giocare un ruolo importante in questa fase, visto che uno degli strumenti più efficaci per sconfiggere Hamas sia dare una concretezza e una tempistica alla soluzione della questione palestinese.  Hamas va sconfitta nella misura in cui non c’entra niente con la causa palestinese e serve dare maggiore peso all’Autorità nazionale palestinese nel medio termine. È quello che il Governo italiano ribadisce oggi in quest’Aula: un mondo in cui non esistono più linee rosse invalicabili è un mondo meno sicuro e meno giusto per ciascuno di noi, non solo per gli Stati e i popoli direttamente coinvolti nei conflitti’. La premier ha chiarito la linea dell’Italia sul conflitto in Israele  ma ha anche messo in chiaro che il suo governo non ha abbassato l’attenzione sul problema migratorio, accentuato dal rischio terrorismo, e ha confermato che su questo continuerà a chiamare in causa l’Unione europea. Il Consiglio europeo ha al primo punto dell’ordine del giorno la guerra in Israele e Meloni ha ribadito il diritto di Israele a difendersi ma ha anche specificato che ‘la reazione di uno stato non deve mai essere motivata da sentimenti di vendetta’, con la preoccupazione per ‘le conseguenze che il conflitto scatenato da Hamas sta avendo in particolar modo sulla popolazione palestinese’. La linea di Giorgia Meloni, assolutamente filoatlantica,  punta a cercare un equilibrio tra la reazione di Israele e la sua proporzionalità. Questa posizione,  come anche la preoccupazione per la sorte degli ostaggi, e sulla necessità di riaprire il valico di Rafah per proseguire con le evacuazioni, hanno permesso alla premier di ricevere sostegno bipartisan sulle posizioni di fondo. La seconda parte del discorso, più politica,  ha fatto emergere la vera strategia con cui Meloni si presenta al Consiglio europeo:  ‘Non sarà un Consiglio di routine né semplice, tutto avviene in un contesto internazionale ancora più difficile e drammatico dei precedenti,  in cui l’Ue è chiamata a dare risposte urgenti’. Meloni parte  non solo sulla guerra, ma anche su questioni migratorie ed economiche, a partire dal patto di stabilità. La premier vuole richiamare l’Ue alle sue responsabilità, ribadendo i successi del suo governo alla luce dei tanti dossier aperti come quello dei migranti e nascondendo quelli controversi, come la mancata ratifica italiana del Mes. La questione non è all’ordine del giorno del Consiglio, come ha ribadito  Meloni, ma sarà discusso all’Eurosummit di domani e l’aspettativa – ha ribadito il presidente Paschal Donohoe – è che l’Italia lo ratifichi ‘il più presto possibile’. ‘Dobbiamo discutere di quali siano non le regole ma le priorità, come quella migratoria’, per Meloni, che ha ribadito la richiesta di ‘fermare le partenze illegali’ e rivendicato di aver portato su questa posizione anche la presidente Ursula von der Leyen. Partecipo a un Consiglio nel quale, ‘prima e più che una serie di provvedimenti concreti, mi aspetto una discussione franca sulla visione e sulla missione che vogliamo svolgere come europei in un mondo che ci sollecita a sfide sempre più stringenti e sempre più drammatiche’, sottolinea la premier. Nessun cenno a politiche di integrazione,  e alla mancata integrazione come causa di radicalizzazione,  o alla modifica del patto di Dublino: la strategia di Meloni è quella della continuità. Sperando che ciò basti, in questo momento di difficoltà dell’Ue come istituzione, a mascherarne le contraddizioni. Meloni parla della necessità di continuare a percorrere senza indugi la strada per la protezione delle frontiere esterne: ‘Per la prima volta, lo dico in punta di piedi, il numero di migranti irregolari nel mese di ottobre è diminuito rispetto a un anno fa, segno che il lavoro fatto inizia a dare i suoi frutti’, accogliendo ‘con soddisfazione le parole del Commissario europeo Ylva Johansson che qualche giorno fa ha dato atto della significativa riduzione delle partenze dalla Tunisia registrata nelle ultime settimane. Si tratta certamente del frutto di una rafforzata volontà politica di portare avanti quell’accordo nonostante una parte politica abbia agito in tutti i modi per provare a sabotarlo, non comprendendo che così avrebbe fatto un danno agli italiani e un grande favore ai trafficanti di esseri umani. Non più porte aperte e redistribuzione, ma protezione dei confini esterni, lotta senza quartiere al traffico di esseri umani, accordi con i Paesi terzi, canali legali per rifugiati e quote di immigrati regolari compatibili con i bisogni del nostro sistema economico.  La crisi in Medio Oriente ci riguarda direttamente anche per un’altra ragione, che sarà anche essa oggetto della discussione in Consiglio Europeo, ed è la questione della migrazione illegale, e dei rischi per la nostra sicurezza che questo fenomeno può portare con sé, ancora di più nell’attuale scenario, dove tutti i confini europei sono sottoposti ad una pressione migratoria senza precedenti, a causa soprattutto di una fascia di instabilità che si salda dall’Atlantico al Mar Rosso, fino all’Oceano Indiano.  Un fenomeno di questa portata ci impone di contrapporre all’irragionevolezza ideologica la concretezza del buon senso. I più recenti rapporti della nostra intelligence ci hanno confermato che proprio dalla rotta balcanica e da queste modalità operative di infiltrazione possono arrivare per noi i maggiori rischi ed è questa la ragione che ha spinto il governo a intervenire tempestivamente, sospendendo Schengen e ripristinando i controlli alla frontiera con la Slovenia’ Meloni, ringraziando le autorità slovene e croate per la collaborazione, ha ricordato che ‘sono finora ben 11 gli Stati europei che negli ultimi giorni hanno adottato provvedimenti simili verso altri Paesi europei confinanti’. Alcuni importanti esponenti politici europei hanno commentato questa circostanza mettendo in guardia dal rischio che, continuando su questa strada, Schengen possa andare in frantumi e con esso uno dei pilastri dell’integrazione europea:, che è la libera circolazione. È un rischio evidente e una preoccupazione che condividiamo. Ma,  a maggior ragione, l’unico modo per impedire anche questa deriva è lavorare per difendere i confini esterni dell’Unione. Lavorare sui movimenti primari è la condizione necessaria per controllare i movimenti secondari. Meloni si è soffermata più nello specifico sul rischio terrorismo e sul fatto che ‘abbiamo il dovere di alzare la guardia, come abbiamo fatto a partire dall’implementazione delle misure di protezione delle comunità ebraiche e dei luoghi sensibili in tutta Italia. E come hanno fatto nelle ultime ore le nostre forze dell’ordine, che ringrazio a nome di tutti gli italiani per lo straordinario lavoro che svolgono ogni giorno al servizio della nazione, assicurando alla giustizia alcuni fondamentalisti pronti a colpire in qualsiasi momento. Inquieta  vedere ricomparire nelle nostre strade il fenomeno dei lupi solitari, che uccidono innocenti pretendendo di farlo in nome di Dio, con tanto di successive rivendicazioni a nome dello Stato islamico. Vogliono tornare a colpire la nostra libertà, il nostro stile di vita. Vogliono vederci impauriti e pronti a rinunciare alla nostra quotidianità, e la nostra risposta, in Europa, deve essere forte e inequivocabile. Non ci riusciranno’.

Andrea Viscardi

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