Cosa spinge un giudice che ha trattato un processo penale di grande rilevanza mediatica, come il caso dell’omicidio di Meredith Kercher, a farsi intervistare e a rilasciare dichiarazioni a ben tre testate giornalistiche? Stiamo parlando del dott. Nencini, presidente della Corte d’assise d’appello di Firenze che ha condannato i due ragazzi, Sollecito e Knox, a pene severissime, riconoscendoli colpevoli dell’omicidio della studentessa inglese. All’indomani della sentenza, diffusa in tutto il mondo, il magistrato si è lasciato andare ad alcuni commenti sul processo davvero inopportuni. Se si fosse limitato a parlare della vicenda solo sotto il profilo umano, cioè delle difficoltà di un uomo e di un padre di famiglia chiamato a giudicare due giovani nella consapevolezza di poter distruggere la loro esistenza, <<nulla quaestio>>. Purtroppo, però, il giudice si è lasciato prendere la mano e ha criticato la condotta processuale di uno degli imputati, affermando che Sollecito avrebbe sbagliato a non farsi interrogare dalla Corte, rilasciando solo dichiarazioni spontanee. Inevitabile il putiferio scatenato dai difensori del ragazzo e lo sdegno di tutti gli <<innocentisti>>. Il dott. Nencini è stato criticato dagli stessi organi della magistratura ( ANM e CSM) e si profila per lui un’azione disciplinare. In realtà toni e contenuti del magistrato non sono parsi fuori dalle righe, come invece risultarono subito quelle del dott. Esposito, il giudice della condanna di Berlusconi; tuttavia, condividiamo totalmente la regola per cui un magistrato, soprattutto se chiamato a gestire un processo di grande importanza, non debba, prima ancora di depositare la motivazione della sua decisione, affidare alla stampa i suoi convincimenti o anticipare le ragioni che lo hanno portato a certe conclusioni. Il dott. Nencini, che sicuramente sarà un ottimo magistrato, può, per una piccola debolezza, alimentare quelle critiche ingiuste e incomprensibili che certi strati della popolazione rivolgono continuamente ai giudici, baluardo irrinunciabile per il trionfo della democrazia e della legalità.
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