Mentre si susseguono notizie sempre più scoraggianti sullo sperpero di denaro pubblico (ancora oggi si apprendono particolari sul <<pozzo senza fondo>> della Regione Sicilia che puntualmente, oberata di debiti, richiede l’aiuto dello Stato e dei contribuenti), risalta, nell’inchiesta sulla <<rimborsopoli>> abruzzese, l’inchiesta che sta svelando la impressionante prassi degli assessori regionali d’Abruzzo di utilizzare i soldi pubblici per viaggi, acquisti personali e champagne, la particolare vicenda di Luigi De Fanis, medico ed (ex) assessore regionale alla cultura, anche lui accusato di peculato e truffa, e la sua storia sentimentale con la propria segretaria. Che i due avessero una confidenza particolare si era capito dal nomignolo con cui Lucia ( questo il nome della segretaria) usava interpellarlo (<<cicciobello>>), ma nessuno pensava che l’assessore sarebbe arrivato al punto di farle sottoscrivere un contratto in base al quale lei si impegnava a garantirgli quattro prestazioni sessuali al mese verso una retribuzione di 3.000,00 euro mensili. Ma non finisce qui. Il De Fanis, intercettato, avrebbe confidato alla segretaria il suo intento di <<avvelenare>> la moglie per poter liberamente vivere la sua storia con lei. Fatto sta che la signora De Fanis risulta aver sofferto all’epoca dei fatti di una grave infezione intestinale. Oggi De Fanis sarà in Tribunale per essere sentito dal P.M. ed accanto a lui ci sarà la moglie che sembra lo abbia perdonato. Forse lo perdonerà anche la segretaria, ma chi sicuramente non potrà perdonarlo saranno i cittadini che lo hanno votato, certamente ignorando in che modo l’assessore avrebbe <<gestito>> il denaro pubblico.
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