La rivista ‘Il Cervo Bianco‘ e ‘Miti e simboli iniziatici legati al Natale’

Il Cervo Bianco è un cenacolo di liberi cercatori, i quali, ispirandosi al mito cavalleresco, si mettono in cammino verso il proprio Sè profondo. I racconti e le leggende cavalleresche, lungi dall’essere semplici fiabe destinate all’intrattenimento, costituiscono difatti un vero e proprio linguaggio iniziatico, una via concreta che attraverso l’utilizzo di simboli universali ed ancestrali, indica all’uomo la direzione da imboccare per comprendere il mistero della propria anima. ‘Il Cervo Bianco’ pubblica una rivista per semplici praticanti del sentiero iniziatico, ben   convinto che gli antichi Misteri, lo Gnosticismo, la Cabala, l’Alchimia, la Cavalleria, rappresentino tutti una Forma attraverso la quale si manifesta la Sapienza Primordiale che cerca una risposta a questa domanda dentro di sé, per un vero contatto attraverso la ‘ Tradizione’. Questo perché non può essere in alcun modo ignorata la straordinaria sintonia di significati che collega tra loro i miti sacri di tutte le grandi civiltà. La rivista si rivolge anzitutto a coloro che avvertono il bisogno di una ricerca interiore, ma che non sanno nulla circa i modi e le vie attraverso cui questa ricerca può compiersi. Il sapere della mente è un sapere astratto, privo di vita, che non conduce a realizzare un solo passo avanti nell’evoluzione interiore. Difatti, secondo un’antica massima ermetica, la Conoscenza non può che nascere dall’esperienza, dalle cicatrici maturate sul campo: ‘Post Laborem Scientia’. Perché compito dell’Uomo non è credere passivamente in una Verità rivelata, ma realizzare quella Verità dentro di sé. La conoscenza iniziatica, misterica, allude ad una realizzazione interiore e non ad un sapere teorico. Come per i simboli, ciascuno ne comprende solo ciò che il proprio grado di risveglio interiore gli permette di intuire. La Conoscenza è sempre una conquista personale. Questo vuol dire che la verità si difende da sé, poiché non ha bisogno di paladini. Va bene inteso, però, che parlare di certi temi non ha niente a che vedere con il chiacchiericcio fine a sé stesso. Certe conoscenze, riferendosi a ben precise esperienze interiori, non possono essere rese altrimenti che attraverso ‘immagini’, mancando la parole adatte per esprimerle. Il 26 dicembre prossimo  ‘Il Cervo Bianco Rivista’ partecipa ad un incontro sul tema del simbolismo iniziatico del Natale a Napoli, in via Duomo 214, presso la sede del laboratorio teatrale ‘Manovalanza’.  Una serata tra amici, un incontro conviviale, con le suggestioni dei simboli, delle sonorità, delle fiabe della tradizione campana nel solco della ricerca iniziatica. La magia delle notti di Natale è un tema caro agli iniziati. L’albero, ad esempio,  rappresenta le esperienze di un essere umano fatte durante una vita e l’albero di Natale rappresenta l’albero della vita. La scelta cade sull’abete perché è uno degli alberi che mantiene i suoi rami verdi tutto l’anno, e anche perché presso le Scuole di Antica Saggezza la sua forma simmetrica e i rami sempre verdi, simboleggiavano una vita che dura per sempre. Un tempo al posto delle luci elettriche, sull’albero venivano fissate le candele, le quali simboleggiavano le perle di saggezza. Le perle di saggezza sono la saggezza che si conquista per ogni esperienza fatta e compresa. Esse sono come delle porte per una futura illuminazione. Le luci delle candele, che illuminano l’albero, rappresentavano la fiamma sacra che è in ogni essere umano, e i potenziali, e le possibilità, che possono scaturire dalle decisioni o dalle scelte che si fanno durante una vita. Anche le palline colorate avevano un profondo significato. Infatti oltre ad abbellire l’albero, esse rappresentavano le esperienze che si erano fatte, o che si volevano fare. Ogni cosa sull’albero era una celebrazione. I festoni, ad esempio, simboleggiavano la celebrazione della vita. La stella che viene messa in cima all’albero, rappresentava la ‘Grande Opera’. In parole semplici, la ‘Grande Opera’ è il viaggio di ritorno a Dio. Il viaggio consiste nel conquistare tutte le perle di saggezza disponibili attraverso le esperienze e nel ricordare chi siamo. La stella in cima all’albero è quindi il punto di arrivo,  dove ogni essere umano eventualmente dovrebbe arrivare. Essa veniva posta in cima per ricordare il viaggio di ritorno da completare. I regali sotto l’albero rappresentavano la grande virtù del dare. Essendo Dio colui che da, quando diamo, senza attaccamento o bisogno di avere indietro, facciamo circolare energia divina. La virtù del dare è tipica dei cuori evoluti. Il 25 dicembre veniva festeggiato anche presso la tradizione pagana, ancor prima della nascita di Gesù. Infatti presso questi popoli pagani, che erano molto evoluti spiritualmente, il 25 dicembre rappresentava la rinascita del Sole, mentre per gli iniziati il 25 dicembre rappresentava la celebrazione del Cristo potenziale in ogni essere umano. La nascita rappresentava il risveglio che dovrebbe avvenire in ogni persona. La nascita di Cristo da una vergine stava ad indicare invece la purezza di una mente libera da pregiudizi, risentimenti, gelosie e altri aspetti devastanti della natura umana. ‘Madre Maria’ rappresentava il mare di coscienza pura, non contaminato da emozioni negative e pensieri distruttivi. Giuseppe invece rappresentava tutta l’umanità. Il pastore simboleggiava l’individuo sia uomo o donna, che bada il suo gregge, ossia i suoi pensieri, perché il gregge rappresenta proprio i pensieri. Il pastore consapevole vigila sopra i suoi pensieri, eliminando i pensieri degradanti, lasciando passare invece solo i pensieri che lo guidano verso la coscienza di Cristo. Guardare i propri pensieri significa meditare sulla notte. La notte simboleggia il ‘Vuoto’, da dove tutte le cose sono originate. Anche gli angeli avevano un profondo significato e simboleggiavano i messaggeri che arrivano sotto forma di impulsi, sensazioni o pensieri, portando opportunità per nuove esperienze. I re magi invece rappresentavano le ultime tre fasi del viaggio. Essi seguirono la stella dell’Est e l’Est rappresenta la mente più profonda. I cammelli che cavalcavano i magi stavano ad indicare la  consapevolezza pura che porta i suoi doni alla mente. La mirra rappresenta la morte del vecchio, mentre l’incenso la nascita del nuovo, e l’oro stava ad indicare la realizzazione finale del Cristo. ‘Colui che crede in me e nel lavoro che io ho fatto, potrà fare a sua volta cose ancora più grandi di quelle che ho fatto io!  Così diceva Gesù 2000 anni fa per ispirare i suoi discepoli a guardare dentro di sé, perché è li che il Regno dei Cieli dimora! All’incontro partecipano, per ‘Il Cervo Bianco’ Daniele Laganà e Riccardo Silesio. Quod bonum faustumque sit.

Cocis

Circa Roberto Cristiano

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