Italo Bocchino, da giornalista e intellettuale d’area, scrive un libro (‘Perché l’Italia è di destra’, Edizioni Solferino) che prova a dare verità alla sua affermazione, spiegando -con argomenti di solito riservati agli storici di professione- come sia lo stesso concetto di destra da rivedere, allargandone i confini, proprio ora che la destra-destra è al governo con la sua leader, Giorgia Meloni. “Il libro mette insieme i numeri, i documenti, che dimostrano che la sinistra giornalistica e quella giudiziaria, vogliono raccontare una Italia diversa”, dice l’autore nel corso della presentazione del volume presso la Galleria nazionale di Arte moderna di Roma.
A dialogare con il direttore editoriale del Secolo d’Italia, moderati dalla giornalista Hoara Borselli, il presidente del Senato, Ignazio La Russa e il docente di filosofia di Teramo, Gianluca Sodun Bordoni. In sala, in prima fila, numerosi politici e volti noti della destra. Tra i primi ad arrivare l’ex presidente della Camera, Gianfranco Fini, l’ex ministro Cesare Previti. C’è anche Arianna Meloni. Con loro il ministro per la pubblica Istruzione, il leghista Giuseppe Valditara, sempre dal partito di Salvini arriva il senatore Andrea Paganella, da Fdi arriva pure il responsabile organizzativo Giovanni Donzelli, l’ex parlamentare di An, Domenico Gramazio. Tra i presenti l’editore dell’AdnKronos Giuseppe Marra, tanti giornalisti e l’ex pm, Luca Palamara.
“Gli italiani sono a favore del presidenzialismo, anche tra gli elettori del Pd e del M5s”, assicura Bocchino, citando un sondaggio che viene riportato nel libro. “Hanno visto che funziona per esempio l’elezione diretta del sindaco”, ricorda l’autore del volume. “Vogliono l’uomo forte che si assume responsabilità, poi se sbaglia lo bastonano”, aggiunge. La Russa rimanda al mittente le accuse di familismo contro la destra: “Qui c’è Arianna, che è pure più grande di Giorgia, magari allora è stata lei a portare la sorella in politica…”, dice applaudito.
Per Bocchino anche la prima e più importante di tutte le elezioni italiane, quella del ’48, che vede Dc e fronte popolare confrontarsi, nel voto che darà il segno alla storia repubblica, verso l’atlantismo e l’anticomunismo testimonia della preferenza italiana per la destra. Ecco, per l’autore del volume, quello infatti fu un voto di destra, come avvenne anche durante altre competizioni elettorali in cui la distanza tra le forze in campo era marcata. Così per Berlusconi, che ferma la sinistra di Achille Occhetto, arrivando poi alla ‘svolta’ del 2022, con la prima premier donna, Giorgia Meloni, che quella destra minoritaria, sempre presente ma marginale nella storia della repubblica, la porta a Palazzo Chigi.
Nel raccontare questa storia del paese, ‘Nazione’ come la chiamano quelli di destra, Bocchino prova a liberarla da quelle accuse alla sua parte che derubrica a luoghi comuni: non c’è familismo, non c’è incompetenza della classe dirigente, nessuna occupazione della Rai e dell’informazione. Per Bocchino siamo invece di fronte a “una destra pienamente legittimata nel consenso e negli atteggiamenti”, una destra che punta a liberarsi nei fatti dal tormentone dell’antifascismo, che vuole il rinnovamento dell’Unione Europea, lavora alle riforme, quella del premierato e della giustizia.
“Mi accorgo che veniamo raccontati in un modo totalmente distorto da quello che siamo veramente, e anche da quello che stiamo facendo. Guardi i dati economici e poi vedi frotte di giornalisti che ti dicono che l’Italia sta andando a rotoli, che siamo isolati in Europa, ma poi arriva la nomina di Fitto”, dice Arianna Meloni, concordando con quanto detto da Ignazio La Russa, che poco prima rivolto al ministro dell’Istruzione, Giuseppe Valditara gli aveva chiesto di fare moral suasion per adottare nelle scuole il testo “perché un po’ di verità sarebbe una goccia d’acqua contro le bugie che la sinistra dice ai bambini”.