La Russa su Open Arms e Salvini: ‘I giudici non possono correggere le norme che non condividono’

“Mi dichiaro colpevole di aver difeso l’Italia e gli italiani. Mi dichiaro colpevole di aver mantenuto la parola data”. In un video postato sui propri social, della durata di oltre 3 minuti e mezzo, Matteo Salvini ripercorre le tappe della vicenda Open Arms, che lo vede a processo per sequestro di persona e rifiuto di atti d’ufficio e, da oggi, sottoposto alla richiesta di condanna a sei anni di carcere avanzata dai pm. Salvini declina le generalità e poi racconta ciò che avvenne in quei giorni, l’ostinazione della Ong a fare rotta sull’Italia, le decisioni che aveva assunto “insieme ai colleghi di governo” e i risultati che la linea di rigore aveva portato sul fronte delle politiche migratorie. “Difendere l’Italia non è un reato e io non mollo, né ora né mai”, si legge nel post a commento del video.

“Oggi sono a processo e rischio il carcere perché in Parlamento la sinistra ha deciso che difendere i confini italiani è un reato”, afferma ancora il vicepremier, soffermandosi sulla natura politica del processo, evidenziata dal suo difensore, Giulia Bongiorno, anche alla luce delle requisitorie dei pm. “Mai nessun governo e mai nessun ministro nella storia è stato messo sotto accusa e processato per aver difeso i confini del proprio Paese. L’articolo 52 della costituzione italiana recita che la difesa della patria è un sacro dovere del cittadino”.

Salvini ha ricevuto una solidarietà incondizionata dal governo e dal centrodestra, dal premier Giorgia Meloni e dal vicepremier Antonio Tajani, come dagli altri ministri e dagli esponenti di tutti i partiti della maggioranza. Anche l’ex ministro della Difesa, sua collega nel governo Conte in quota M5S, Elisabetta Trenta, ha sottolineato che “sei anni devo dire che mi sembrano troppi, una pena eccessiva per un ministro che ha compiuto una attività nell’ambito del suo ruolo”. Sul caso è arrivata anche una voce del tutto inattesa: quella di Elon Musk. “Quel folle procuratore dovrebbe essere colui che va in prigione per 6 anni”, ha scritto su X il patron di Tesla e Space X.

La richiesta dei pm per Salvini? “Io ho fiducia piena nella giustizia, penso che la pubblica accusa in Italia, specie in processi come questo, non dico confonde, ma fa prevalere una tesi che noi avvocati conosciamo benissimo, che è quella che vuole affidare, soprattutto ai pubblici ministeri, un compito di interpretazione estensiva delle norme”, ha detto Ignazio La Russa, nel corso dell’intervista pubblica alla Festa Fdi dell’Emilia-Romagna, a Lido degli Estensi. “Cioè la giustizia, secondo loro, dovrebbe interpretare, interpretare le norme e correggerle. Non tocca alla magistratura correggere le norme, anche quando fossero sbagliate. Può solo applicare la legge, non correggere. Questo è il punto che sfugge”, conclude La Russa.

“Quando siamo arrivati al governo ci siamo trovati di fronte a un’emergenza epocale, i dati erano impietosi, abbiamo affrontato con coraggio circostanze che era state lasciate irrisolte dai governi di sinistra. Lo abbiamo fatto seguendo le linee del programma elettorale, così come deve fare un governo serio. E quando succede questo i risultati arrivano”. La deputata Sara Kelany, responsabile del Dipartimento immigrazione di FdI, questi risultati li ha illustrati nel corso di un convegno sul tema organizzato dal partito a Trapani, città che per un’iniziativa del sindaco dem, Giacomo Tranchidia, si appresta ad assurgere a simbolo delle politiche immigrazioniste della sinistra: il primo cittadino ha promosso l’assegnazione della cittadinanza onoraria agli operatori delle Ong coinvolti nel processo sui “taxi del mare”, concluso lo scorso aprile, dopo sette anni, con il proscioglimento.

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