Amedeo Matacena, rintracciato dall’Ansa, grida al complotto. Sarà il nuovo sport di grido. Uno sport a la page, uno sport in voga. “Contro di me c’è stato un complotto-vendetta. Tutti coloro che mi hanno colpito hanno avuto delle gratifiche e avanzamenti di carriera all’interno del loro sistema di lavoro”, dice il Matacena. Ci sono state delle cose strane che hanno portato alla mia condanna, tenendo conto che precedentemente c’erano due assoluzioni nel merito”. “Con la mia attività parlamentare mi interessai del palazzo dei veleni di Reggio Calabria, facendo numerose interrogazioni su comportamenti di magistrati, su problemi di pagamenti di pentiti in nero, su riscatti per sequestri pagati con i soldi dello Stato. Evidentemente questo mio interessamento non è stato gradito. Quando la Cassazione ha annullato la sentenza di assoluzione, rimandandomi al giudice del rinvio, i miei avvocati ed il mio vecchio segretario politico videro un magistrato a me ben noto che era nell’ufficio del presidente della cassazione che mi avrebbe giudicato e che avrebbe annullato la sentenza. Quando poi il processo passò al giudice di secondo grado, venne cambiato il giudice. Inizialmente c’era un magistrato molto garantista e venne sostituito con un giudice di Magistratura democratica che mi ha condannato. Tutto questo mi rende perplesso sulla vicenda della mia condanna”. Magari uscirà fuori anche un corvo ma per ora vediamo solo un gabbiano migrante. Un gabbiano fuggente, un gabbiano latitante. Un gabbiano matacenante che ci erudisce: non date retta ai vostri occhi e non credete a ciò che vedete. Gli occhi vedono solo ciò che è limitato. Guardate col vostro intelletto e scoprirete quello che conoscete già, e solo allora imparerete a vedere”. Credetemi, dice il Mata, non hari ma cena. Sono vittima di un complotto. Complotto che ha coinvolto tutti, sua moglie, sua madre, un ex ministro, alcuni funzionari di polizia, un paese straniero. Credetemi, dice il Mata, con un bel campari tra le mani. Tutto sarà chiarito. Fidatevi…