Un tema molto importante per i cittadini e le comunità, che ha approfondito l’ambito della collaborazione fra territori in ambito sanitario, è stato il focus del seminario che si è tenuto oggi a Casa Moggioli, nell’ambito dei Martedì dell’Euregio. La mattinata, aperta dal saluto di Christoph von Ach segretario generale di Euregio, che ha ricordato come il tema della sanità accompagni il Gect fin dall’inizio della sua costituzione nel 2011, ha lasciato poi spazio ad esperti e accademici, fra i quali Francesco Palermo di Eurac Research – Università di Verona e Giulio Maria Salerno del CNR-ISSIRFA. Le riflessioni sono state stimolate da un volume di recente pubblicazione dal titolo “La cooperazione transfrontaliera in ambito sanitario. Il caso dell’area del Brennero”, a cura di del Raffaella Coletti di CNR-ISSiRFA (Istituto di Studi Sui Sistemi Regionali Federali e sulle Autonomie) e Sara Parolari di Eurac Research. Un tema multidisciplinare con prospettive sociologiche, economiche, geopolitiche molto varie, dove il ruolo del GECT Euregio può favorire le relazioni fra le tre regioni e rafforzare la cooperazione, a vantaggio di tutti i cittadini. Distribuzione dei servizi, prestazioni, formazione e soprattutto buone pratiche sono state oggetto di confronti e scambi di idee per tutto l’arco della giornata, di fronte a un pubblico attento e partecipe, sia in sala che nel collegamento a distanza. Presente anche Michael Mayr, segretario generale della Regione Trentino-Alto Adige/Südtirol, Roberto Toniatti, docente emerito della Facoltà di Giurisprudenza dell’Università di Trento e Jens Woelk, di Eurac Research-Università di Trento.
Nel corso della mattinata sono stati approfonditi alcuni temi sviluppati nel libro, grazie ai contributi delle curatrici e di Stefan Graziadei (Euregio), Esther Happacher e Matthias Haller (Università di Innsbruck), che hanno approfondito il tema della necessaria collaborazione tra i territori, in cui è la persona ad essere messa al centro, al di là degli ostacoli che possono produrre i confini, i diversi sistemi sanitari, la gestione delle cartelle sanitarie e della riservatezza dei dati e spesso l’impossibilità di riconoscere reciprocamente i titoli di studio degli operatori sanitari.
Il pomeriggio si è invece sviluppato attorno a una tavola rotonda, a cui hanno partecipato i responsabili dei Dipartimenti politiche sanitarie delle amministrazioni dei tre territori dell’Euregio: Giancarlo Ruscitti, dirigente generale del Dipartimento Salute e Politiche Sociali della Provincia autonoma di Trento, Laura Schrott, direttrice Ripartizione Salute della Provincia autonoma di Bolzano e Kathrin Eberle, responsabile del dipartimento infermieristico del Land Tirolo. Non sono emerse solo le difficoltà, dovute al diritto comunitario, alle trasmissioni dati su sistemi diversi anche per la tutela privacy, alla digitalizzazione complessa e all’utilizzo delle diverse lingue, alla mobilità del personale sanitario con il divario delle retribuzioni, ma anche moltissime buone pratiche.
Ruscitti ha ricordato che il tema cooperazione non è solo Euregio, portando vari esempi di accordi bilaterali già sperimentati in altre aree. “Anche durante il covid è stato possibile parlarsi e scambiarsi buone pratiche, per esempio in merito alla gestione della sicurezza o agli acquisti, ma anche in ambito clinico, accettando persone in terapia intensiva provenienti dagli altri territori e aprendo la strada per accordi di confine, come nei primariati a scavalco, o nel caso di chirurghi che lavorano insieme”, ha sottolineato. Ha poi accennato al lavoro in cooperazione sulla prevenzione primaria e secondaria e agli interventi sulla frontiera del decadimento cognitivo o del dare servizi in zone che rischiano lo spopolamento, nelle quali può giocare un ruolo fondamentale l’Autonomia. “Trento e Bolzano hanno un vantaggio perché sono più aperti a maggiore relazione e perché i fondi necessari provengono dal territorio e non dallo Stato centrale. Il problema ora è riuscire a riportare nel territorio le esperienze. In Trentino ad esempio, gli infermieri di famiglia sono importanti per affrontare fragilità e cronicità, come le equipe multidisciplinari presenti nello Spazio Argento, con un approccio sociale più che clinico. Possiamo fare tante cose insieme, specialmente per quella parte di popolazione che non vive sull’asta dell’Adige o in città”, ha aggiunto Ruscitti, che ha evidenziato come la formazione possa essere fatta ovunque, non solo negli ospedali, ma anche sul territorio.
Kathrin Eberle ha parlato dello scambio di esperienze e apprendistati in Tirolo, ad esempio del progetto di come sviluppare una diagnosi innovativa per il trattamento degli ictus. “Da anni abbiamo già avviato collaborazioni nell’ambito delle Scuole di scienze infermieristiche, ma anche in quello ostetrico, radiologico e oculistico, offrendo borse di studio a studenti provenienti dall’Alto Adige”. Ha poi ricordato il Progetto Interreg Italia-Austria sulla diagnosi degli ictus in età avanzata. “Il cammino può essere lungo, ma la collaborazione è consolidata. Se si vogliono esplorare nuove strade è importante che gli interlocutori si conoscano personalmente”, ha detto ancora Eberle.
Per l’Alto Adige sono state ricordate le convenzioni in essere con le cliniche austriache su varie patologie e la formazione sanitaria infermieristica e medica. “Un nuovo modello per la formazione medico-specialistica, che consiste nella formazione ‘da lavoratore’- ha detto Schrott – un percorso lungo e anche sofferto, ma la norma comunitaria spinge verso queste collaborazioni. Anche le borse di studio sostenute dall’Alto Adige, hanno rappresentato un’esperienza che ha dato molto. Stiamo parlando di sistemi diversi, dove bisogna trovare la quadra e tanto dipende dalla buona volontà di tutti coloro che sono coinvolti, ma sono certa che è possibile trovarla in molti ambiti”.
Ha concluso Elisa Bertò, del Segretariato generale di Euregio, che ha sottolineato come il GECT ha reso formale una collaborazione già storicamente assodata: “Con la riforma del 2021 siamo andati nella direzione di essere sempre più vicini ai cittadini. Nell’ambito sanitario il GECT si rifà alla volontà delle Amministrazioni, ponendosi come integrativo delle politiche, dei programmi e delle scelte, ponendosi come opportunità laddove si crede sia opportuno. Ad ogni tema, non solo in campo sanitario, è possibile dare una prospettiva condivisa e ampia, soprattutto in termini di metodo, per trovare strumenti che agevolino il passaggio ad una collaborazione sempre più sostanziale. Le soluzioni si trovano attraverso strumenti nuovi e comuni: nessuno può fare più da solo ed essersi conosciuti e incontrati oggi ci fa capire che siamo sulla strada giusta”.