Ha debuttato il 20 maggio alla Sala Umberto di Roma “La scorta di Enrico. Quando i supereroi lavoravano per il PCI” spettacolo di e con Luca Telese con la partecipazione di Francesco Freyrie, Michela Gallio e Andrea Zalone liberamente tratto dal suo bestseller “La scorta di Enrico” (Solferino Editore).
Il 24 maggio è atteso al piccolo di Milano, evento organizzato dalla fondazione Giorgio Gaber mentre il l’11 giugno a Bologna presso il teatro Arena del sole.
Narrazione storica di un modo di intendere la politica ormai abbandonato così da rendere i personaggi dei veri e propri supereroi tanto oggi sarebbero lontani dall’attuale degradante realtà: uomini le cui figure provengono dalla resistenza sulle montagne dell’appennino modenese e dal proletariato dei consigli di fabbrica; la passione politica è la loro super-arma.
Loro sono: Alberto Menichelli, Lauro Righi, Dante Franceschini, Pietro Alessandrelli, Torquato “Otto” Grassi, Alberto Marani e Roberto Bertuzzi.
Attraverso le storie di coloro che protessero la figura di Berlinguer, aneddoticamente, Telese racconta dell’ascesa delle BR, di Lama all’università di Roma, del terremoto dell’Irpinia perfino del golpe cileno, di Sandro Pertini, di Aldo Moro e della sua scorta, formata da agenti delle forze dell’ordine, che più volte si incontrò con gli uomini di Berlinguer durante le fasi interlocutorie del compromesso storico, prima del tragico epilogo.
Telese con grande entusiasmo ci regala tutto questo per due ore di fila (erano previsti 75minuti), utilizzando anche musiche, video, foto e testimonianze (dal vivo quella di Roberto Bertuzzi). Ricorda una stagione della nostra storia che sembra ormai dimenticata e soprattutto lontanissima da quanto oggi viviamo, ma lo stesso autore consegna a tutti noi un dovere riguardo le sfide che il Paese sta affrontando: «quello emesso dalla scorta di Berlinguer non è il sospiro nostalgico per un passato che non tornerà mai: è il seme di una storia che oggi può far nascere nuovi frutti con il suo esempio. Una, dieci, mille, scelte di vita».
Marco Marassi