“La scuola delle mogli” secondo Cirillo: il trionfo del nuovo

“L’Ecole des femmes”: un moderno e dinamico Molière conquista la scena del Mercadante e il pubblico. A Napoli fino al 31 marzo
Napoli. Sala puntualmente affollata al Mercadante per “La scuola delle mogli”, capolavori di Molière, ottimamente diretto e interpretato da Arturo Cirillo, sostenuto da un’eccellente Compagnia. Pubblico divertito, coinvolto, affascina soddisfatto ad ogni spettacolo, che puntualmente si conclude con intensi e meritati applausi, per un lavoro curato e accurato, godibile e ben recitato, che a metà tra cronaca e magia racconta con delicatezza ed humor – eppure con concretezza al tempo stesso – il mondo d’oggi con un testo del XVII secolo, accompagnato da polemiche e dalla censura fin dal suo nascere. Narrazione esasperata di vizi e virtù di un mondo scomparso eppure così vicino.
Nonostante gli attacchi volenti per il suo contenuto, il lavoro ebbe un grande successo di pubblico e segnò l’inizio della fortuna del commediografo, la cui vita rispecchiava il desiderio maschile della smaniosa ricerca e conquista in età matura di una moglie giovane, oltre la comune morale. Nel febbraio 1662 Jean-Baptiste Poquelin, in arte Molière, sposa infatti Armande Béjart, giovane figlia della sua ex compagna Madeleine Béjart. Appena qualche mese più tardi, il 26 dicembre di quello stesso anno, va in scena, al Théâtre du Palais-Royal, l’Ecole des femmes.
Un dardo scoccato: l’aver colpito nel segno porta a critiche di notevole ferocia, tanto che il commediografo fu di fatto costretto a rispondere agli attacchi incessanti attraverso un’altra pièce “La critique de l’Ecole des femmes”.
Tutt’oggi, lascia sbigottiti la storia di un uomo che adotta una bambina e dà ordine di allevarla sotto una campana di vetro, reclusa e lontana dal mondo reale, nell’ignoranza dei vari aspetti della vita, solo per farla diventare “la moglie perfetta” – ovvero addomesticata e ingenua fino ai massimi eccessi concepibili e pure inconcepibili – per sposarla una volta cresciuta, senza correre il rischio di essere contrariato e soprattutto senza essere cornificato.
Ma è così? Basta isolare dall’esistenza comune una ragazzina per farne una bambola di carne, pronta a dire sempre sì a ogni richiesta, divieto, ordine, imposizione?
Al di là della scabrosità della storia che fa gridare oggi ancora più di ieri allo scandalo e all’oltraggio per l’essere umano, in questo caso donna, la risposta è “no”, più che mai “no”, decisamente “no”!
Datata 1662, “La scuola delle mogli” resta uno dei massimi capolavori teatrali. Costringe al pubblico ludibrio l’illogicità e il destino fallimentare del potere assoluto, del governo delle menti, e lo fa servendosi argutamente della metafora della moglie asservita completamente al marito, vista come moglie ideale è così concepita da molti, da troppi, per secoli. Così pure è per Arnolfo, alias Signor Del Ramo, attempato protagonista – eccellentemente interpretato da Cirillo – che rinchiude la sua pupilla che intende a sua insaputa sposare, in assoluto isolamento, lasciandola ignorante e ingenua, così da renderla secondo lui pronta a soddisfare le sue voglie e i suoi desideri, in una condizione di frustrazione e soggezione totali.
Forti ed evidenti i legami con una ben definita tradizione letteraria che partendo da Boccaccio e quindi da Straparola, giunge Scarron, a Cervantes e Calderón. Eppure, Molière nella sua potenza ideatrice ed espressiva trasfigura magnificamente la vicenda e riesce a dipingerla con tratto preciso come la rappresentazione della miseria umana, dando nuovo respiro e potere, energia e senso compiuto alla commedia, nonostante le notazioni legate alla società del secolo barocco potrebbero connotare impropriamente il testo come datato, vista la scelta di utilizzare struttura e meccanismi propri della classica commedia plautina.
Prodotto da Marche Teatro, Teatro dell’Elfo e Teatro Stabile di Napoli, lo spettacolo ha debuttato il 22 luglio 2018 al Festival Teatrale di Borgio Verezzi in Liguria. Dopo le date di Milano, ora è al Teatro Mercadante di Napoli, per la gioia del pubblico campano. Perché di gioia si tratta, sempre, quando una pièce di qualità viene valorizzata con adeguata direzione e ancora di più quando l’impegno della regia come della compagnia e nell’insieme di tutti coloro che cooperano alla riuscita dello spettacolo, riesce a raggiungere un’assoluta armonia. Come in questo caso.
La commedia diretta da Arturo Cirillo, è interpretata dal regista stesso (nelle vesti di Arnolfo, ovvero il Signor Del Ramo come preferisce farsi chiamare nelle questioni legate alla sua privacy) e da Valentina Picello (nei panni di Agnese, fanciulla allevata da Arnolfo), Rosario Giglio (Crisaldo amico di Arnolfo e Alain il servo), Marta Pizzigallo (la serva Georgette) e Giacomo Vigentini (Orazio, innamorato di Agnese).
La messa in scena di Dario Gessati è di grande effetto, suggestiva e soprattutto punta un di un accentuato dinamismo: sul palco, una casa lineare ed essenziale – di fatto una prigione per la ragazza – che ruota su se stessa, spinta ad arte, al momento opportuno, con movimenti lenti o accelerati, secondo l’effetto voluto sul pubblico: curiosità, ansia, azione, speranza, tensione, disperazione.
Si presenta come una vera e propria casa delle bambole, di quelle vecchia maniera, una lunga scala di ferro che porta al primo piano al quale si accede da una botola: è quella, appunto, la stanza-prigione di Agnese, vittima sacrificale di un dongiovanni ormai in età avanzata, che ha reso cornuti e infelici tantissimi uomini, ridendosela apertamente per avere posseduto le loro mogli consenzienti, conquistate con l’arte e con l’inganno e disonorate col pettegolezzo giacché il farabutto puntualmente ha sempre rivelato pubblicamente le sue avventure. Insomma, tutt’altro che un gentiluomo.
È chiaro che per un siffatto individuo, la possibilità remota di essere a sua volta tradito, è vissuta come un incubo. Take unta è da scongiurare ad ogni costo, anche a quello del sacrificio della felicità di un’innocente, di una bambina già provata dalla miseria e ancora di più dopo dall’essere adottata da un siffatto individuo.
Efficace la scelta operata da Gianluca Falaschi per i costumi che, pur ispirandosi al ‘700, sono interpretati con ironia. A completamente di una comunicazione che gioca sull’imperfezione e ruba particolari al contemporaneo, le parrucche puntualmente indossate storte con voluta fretta, le sacche della spesa da ipermercato, simboli di rottura con la staticità di un’epoca e di collegamento con i nostri giorni. D’effetto pure le luci, curate da Camilla Piccioni e la musica di Francesco De Melis, che supportano egregiamente Cirillo, reggendo e valorizzando i suoi riusciti assoli a passi di danza.
A rendere tanto efficace e sempre attuale “L’Ecole des femmes”, sono i trasversali collegamenti interni alla scrittura, i giochi psicologici, l’egoismo amorale, i sensi di colpa, i sottili e invisibili fili che legano strettamente i comportamenti portati sulla scena con il teatro postumo (innanzitutto Casa di bambola) con la letteratura (Alice’s Adventures in Wonderland di Lewis Carroll) e con la cronaca (Natascha Kampush, rapita a dieci anni). Un insieme di riferimenti che coinvolgono e maggiormente emergono con estrema chiarezza e piena onestà nella rappresentazione di Arturo Cirillo, originale ed attuale, per quanto pienamente rispettosa del messaggio di Molière.
Fino al 31 marzo 2019 al Teatro Mercadante
La scuola delle mogli
di Molière
traduzione di Cesare Garboli
regia Arturo Cirillo
personaggi e interpreti
Arnolfo, alias Signor Del Ramo: Arturo Cirillo
Agnese, fanciulla innocente allevata da Arnolfo: Valentina Picello
Crisaldo, amico di Arnolfo / Alain, servo di Arnolfo: Rosario Giglio
Georgette, serva di Arnolfo: Marta Pizzigallo
Orazio, innamorato di Agnese / Un notaio: Giacomo Vigentini
scene: Dario Gessati
costumi: Gianluca Falaschi
luci: Camilla Piccioni
musiche: Francesco De Melis
foto: Luca Del Pia
musiche di scena eseguite da: Francesco De Melis (chitarra classica), Caterina Dionisi (pianoforte), Vasco Maria Livio (computer), Lorenzo Masini (chitarra acustica), Orlando Trotta Paik (clarinetto e percussioni).
Durata: 1h e 35′ senza intervallo
Orario prossime rappresentazioni
26, 29 marzo ore 21.00
27, 28 marzo ore 17.00
30 marzo ore 19.00
31 marzo ore 18.00
info: www. teatrostabilenapoli.it
biglietteria tel. 081.5513396 biglietteria@teatrostabilenapoli.it
Teresa Lucianelli

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