Pil e crescita in Europa. L’Istat ha rivisto al ribasso l’aumento del pil nel 2015 indicato allo 0,7 invece che allo 0,8.Al contrario ha modificato al rialzo la crescita nel 2014.
Ha annunciato che non eravamo in recessione per il terzo anno consecutivo, anzi il prodotto interno lordo era salito dello 0,1 contro il -0,3 previsto.Il Governo si è detto soddisfatto per aver spinto in avanti la crescita del Paese sin dal suo insediamento, al contrario l’opposizione, ha visto nella stima al ribasso l’inefficacia della manovra governativa. Nell’uno e nell’altro caso si avverte una sostanziale sfiducia del Paese verso il futuro. Quindi la crescita è insoddisfacente. Il quadro della finanza pubblica non è idilliaco, siamo l’unico Paese che per sondare lo stato di salute del bilancio ragiona in termini di decimali. Eppure quegli zero virgola sono alla base di tutti quegli atti formali con i quali s’imposterà la legge di Bilancio.La settimana prossima il Governo dovrà pubblicare la Nota di aggiornamento al documento economico e finanziario (Def), dove dovrà indicare la previsione di crescita per il prossimo anno. Va sottolineato che la legge finanziaria, quest’anno, parte con un fardello di clausole fiscali di 15 miliardi di euro, che devono assolutamente essere eliminate per evitare un drammatico aumento di tasse, a cominciare dall’Iva. A marzo scorso il def indicava una crescita per il 2016 dell’1,2%.Il Ministro Padoan ha già messo le mani avanti, e ha dichiarato che la crescita si assesterà intorno all’1%. E questa revisione al ribasso peserà, non poco, sul documento programmatico per il 2017, che dovrà essere trasmesso a Bruxelles entro il 15 Ottobre. In breve questa è la sfida che si nasconde dietro i decimali.Notizie incoraggianti per il Governo, invece, sembrano giungere dal fronte del debito pubblico. Il rapporto deficit-Pil secondo l’Istat nel 2015, è sceso al 132,2% dalla precedente stima del del 132,7%. Conti in miglioramento che potranno garantire al nostro Governo una posizione di forza nel confronto con Bruxelles, che si annuncia abbastanza reso. Basti vedere con quanta veemenza Juncker, in questi giorni, ha detto che l’Italia è il Paese che ha beneficiato più di tutti gli altri Paesi UE, della flessibilità, indicando anche la cifra: 19 miliardi di euro. Il paradosso degli zero virgola, quindi, è tutta qua. Ci auspichiamo tutti un’inversione di tendenza che nel Paese non è sentita. Vorremmo un’Europa più solidale che aiuti questa crescita debole. Nel frattempo un altro campanello d’allarme viene dalla frenata dell’export che nei primi sette mesi è sceso dell’1,2%. Lo stesso export che ha sostenuto il Paesi negli anni della crisi. Occorre una volta per tutte dire la verità agli italiani che sapranno come sempre armarsi di buna lena e riprendere la fiducia persa verso il futuro del proprio Paese.