La sinistra si rigenera tornando al passato

Si cerca una rigenerazione a sinistra abbeverandosi alla fonte dell’anti atlantismo mascherato da falso pacifismo: sostenere gli ucraini senza l’invio delle armi, ma con la diplomazia e con la dialettica., dall’agenda Draghi al radicalismo. Un paradosso, come uno dei tanti a cui la politica italiana ci ha ormai abituato e da cui non riesce a liberarsi. La cosa che più stupisce è che alla fine l’unica filo americana e atlantista  è rimasta la Meloni in compagnia dell’area centrista. La neo eletta segretaria del Pd non rimane sorda al canto delle sirene pacifiste e radicaleggianti, a cui ha sempre strizzato l’occhio, anche se in Parlamento ha votato l’invio delle armi. Adesso è arrivato per lei il momento di tirare fuori le idee che non aveva potuto manifestare liberamente perché aveva bisogno della vecchia classe dirigente del Pd che l’appoggiasse alla scalata della segreteria nazionale. La tentazione è forte anche se il sentiero da percorrere è irto di ostacoli. Quindi la guerra in Ucraina sarà il vero banco di prova per Elly Schlein.  Assumere in politica estera una posizione chiara è un passaggio essenziale attraverso il quale sarà valutata la sua linea politica e saranno chiari gli obbiettivi da perseguire. Più del salario minimo, più delle battaglie ambientaliste, sarà questo l’argomento centrale su cui il Pd si giocherà il prossimo futuro. La segretaria sin dalle sue prime esternazioni nella nuova veste di leader non ha saputo nascondere una certa ambiguità. Si vocifera nei corridoi del Nazareno che saranno chiamati nella nascente segreteria uomini che fino a ieri apertamente hanno osteggiato l’invio delle armi in Ucraina e a chiare lettere sostengono che è meglio uscire dalla Nato o quantomeno restarci ma con tanti distinguo, figli questi ultimi della cultura del disarmo. Quindi la Schlein si appresta a cambiare registro? Di sicuro una tale eventualità desterebbe non poche preoccupazioni nelle cancellerie occidentali e turberebbe il sonno dell’Ambasciata di Via Veneto. Un Pd che dovesse rinnegare la postura in politica estera tenuta fino ad oggi, farebbe il gioco di Putin che ha sempre visto l’Italia come il ventre molle dello schieramento occidentale e filo atlantico. Un eventuale no alle armi che dovesse ricompattare il fronte giallo-rosso (Pd e 5 Stelle), potrebbe creare fibrillazione anche nella coalizione di governo, dove siede Salvini e Berlusconi che non hanno mai nascosto le loro simpatie per Putin e la Meloni si troverebbe da sola a fronteggiare un’opinione pubblica che è diventata sempre più insofferente verso la politica dell’invio delle armi all’Ucraina, perché la crisi economica incomincia a farsi sentire nel nostro Paese e ci sono 5 milioni di italiani che rasentano la povertà. Questo è un avvertimento per Giorgia Meloni che deve tenere duro per lei stessa e la credibilità dell’Italia.

Andrea Viscardi

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