La Tempesta al Mercadante di Napoli

La tempesta del “bardo” andrà in scena al Teatro Mercadante di Napoli dal 27 Marzo al 6 Aprile prossimi,  adattata  e diretta alla regia da  Rosario Sparno, con in scena  Massimiliano Foà, Luca Iervolino e Paola Zecca. Le installazioni artistiche  sono di Antonella Romano,  disegno e  luci di Riccardo Cominotto e scenotecnica  di Gaetano Di Maso. La scrittura a differenza di quello che si crede non è misteriosa e non è enigmatica. La tempesta originariamente  è una commedia in cinque atti scritta da William Shakespeare tra il 1610 ed il 1611.  È  ritenuta la sua penultima opera  ed è considerata da molti il lavoro che segnò l’addio alle scene del celebre drammaturgo.  Il dramma, racconta la vicenda del mago  Prospero,  vero duca di Milano, che trama per riportare sua figlia Miranda al posto che le spetta, utilizzando illusioni e manipolazioni magiche. Questo mentre suo fratello Antonio ed il suo complice, il Re di Napoli Alonso,  naviga per il mare in ritorno da Cartagine.  Il mago Prospero invoca una tempesta, che rovescia gli incolumi passeggeri sull’isola in cui si trova. Attraverso la magia e con l’aiuto di Ariel, uno spirito dell’aria che lo serve controvoglia, riesce a tirare fuori la natura bassa di Antonio, a redimere il Re ed a far innamorare e sposare sua figlia con il principe di Napoli Ferdinando. Ariel era stato  liberato dall’albero dentro il quale era intrappolato perché imprigionato dalla strega africana Sirocace. Il figlio della strega Calibano è un mostro deforme, unico abitante mortale dell’isola all’arrivo di Prospero. Provocato dalla avvenenza di Miranda, le propone di unirsi con lui per creare una nuova razza che popoli l’isola. La commedia ha quindi una struttura divergente e, poi, convergente, in quanto i percorsi dei vari naufraghi si ricongiungono alla grotta di Prospero. Calibano incappa in Stefano e Trinculo, due ubriaconi della ciurma, che crede esseri divini discesi dalla luna e che cercano di mettere insieme una ribellione contro Prospero, che però fallisce. Nel frattempo, nasce una relazione romantica tra Ferdinando e Miranda. I due si innamorano immediatamente. Infatti il loro matrimonio sarà la causa della riconciliazione di Prospero con suo fratello Antonio. Infine Prospero rinuncia alla magia con un famoso monologo nel quale molti studiosi hanno visto un riferimento a Shakespeare che con quest’opera abbandona il teatro e ha l’occasione di riconciliarsi con se stesso e la società. La tempesta appartiene all’ultima fase della produzione di Shakespeare, quella in cui tutto viene posto in una dimensione mitica e sacrale. Morte e rinascita, espiazione seguita dal perdono, e le colpe dei padri riscattate dai figli. Una sorta di nemesi o  legge di Zofar che compare nella Bibbia in Giobbe. Teatralmente parliamo in questa opera di metateatro. Si mette in scena una cosa ma realmente si parla di altro. Teatro rosacrociano, teatro da buffoni, come giustamente annota Gabriele La Porta in “Grandi roghi, grandi castelli e grandi magie” quando descrive i Maestri rosacrociani. Giocano esclusivamente per veicolare idee e norme elettive e comportamentali. Sirocace ad esempio deriva da corax, in greco corvo con cui è collegata nel dramma. In separato sick, che vuol dire malato, si collega a wracks, che significa danno. In pratica Sicorace pratica magia nera, dedita al malessere ed al danneggiamento delle persone.  Il dramma esalta poi  la virtù della  temperanza perché  Prospero esorta molte volte Ferdinando e Miranda a non concedersi alla lussuria, ma ad essere temperanti nel loro amore, avvertendo Ferdinando che: “Se tu rompi il suo nodo verginale prima che tutte le rituali cerimonie possano essere celebrate con rito pieno e sacro, amaro sdegno e discordia devasteranno l’unione del tuo letto.”. Prospero intrattiene poi la coppia con una festa dedicata a Giunone, la dea del matrimonio casto, escludendo Venere ed Eros, simboli di lussuria. Vengono poi associati umori ed elementi, perfettamente e magicamente bilanciati. Simboli di equilibrio. Il  dramma  mette  in guardia contro l’intemperanza soprattutto con l’episodio di Stefano e Trinculo,  ubriachi assicurati alla giustizia, ed anche attraverso la punizione che Prospero infligge a Calibano quando questi cerca di stuprare Miranda. Prospero stesso,   la cui magia è ripetutamente collegata con l’alcol, è definito essere con la rabbia intemperante ed impara, durante il dramma,  di controllare il suo temperamento violento.  Farsi prendere dalla tempesta e lasciare che essa scuota tutto il nostro essere e poi chiedersi cosa rappresentano in noi, qui ed ora, i vari personaggi, vuol dire approfittare del genio di William per visitare la nostra terra (V.I.T.R.I.O.L. = Visita Interiora Terrae, Rectificando Invenies Occultum Lapidem, cioè a dire: visita l’interno della terra, rettificando troverai una pietra occulta). Shakespeare è per noi un maestro, cioè uno che ha conosciuto se stesso, la sua essenza. Il perdono con il quale ha riempito il petto di Prospero non è, a nostro avviso, motivato da un banale sentimentalismo, ma da una profonda conoscenza: il vecchio duca di Milano sa benissimo come la vera Essenza, la vera identità di tutti i perdonati è tale e quale la sua: coscienza onnipervadente che dà vita ad infinite forme, ognuna delle quali, per un grossolano errore di valutazione e di presunta convenienza crede di essere vera ed eterna. Così come avviene per le arti figurative, in questa epoca, anche la letteratura intrattiene relazioni privilegiate con l’esoterismo. Manierismo e scienze occulte sono compagni di letto. L’intero universo è considerato come un grande teatro di specchi, che può essere guardato da prospettive differenti e anamorfiche, come un insieme di geroglifici da decifrare in cui, per usare le parole di Fernando Pessoa  “tutto è simbolo e allegoria”. Nell’Inghilterra elisabettiana sorsero diverse correnti filosofiche ed esoteriche di cui si dice il nostro personaggio facesse parte. Che egli appartenesse alla confraternita dei Rosacroce o meno, non si può ignorare che in alcuni dei suoi drammi emerge una sapienza talmente estesa e profonda che sembra affondare le proprie radici nell’ermetismo e nella Cabala. Questo atteggiamento mentale deriva dalla diffusa opinione, documentata in Inghilterra da John Dee e derivata da Pico della Mirandola, che le parole usate in certi modi dal mago, sono capaci di veicolare forze misteriose e occulte. Shakespeare probabilmente conosceva qualcosa dello gnosticismo attraverso la filosofia ermetica di Giordano Bruno, come aveva già approfonditamente indagato  Yates.  È  riscontrabile un particolare interesse per la dimensione metafisica, e soprattutto per la parola e l’immagine, l’immagine visiva. È stato messo in luce da vari critici come Shakespeare conoscesse molto bene i classici e come egli avesse anche una conoscenza approfondita di Platone e Aristotele, grazie alla circolazione e divulgazione ad opera di Marsilio Ficino e di  Giordano Bruno.  In questo mio articolo,  per sommi capi,  ho fornito informazioni di massima su “La Tempesta” ritenendo che non sia una messa in scena da perdere,  ed invito i lettori a recarsi alla rappresentazione in programma al Mercadante.

Rosaria Palladino

 

 

Circa redazione

Riprova

Hangar Duchamp presenta -Food Porn- Ideazione e regia Andrea Martella, in scena dal 29 novembre al 1 dicembre, al Teatro Trastevere di Roma

In scena agiscono tre sorelle che sembrano aver perso ogni contatto col padre, imprenditore di …

WP2Social Auto Publish Powered By : XYZScripts.com