“La piattaforma Rousseau non gode delle proprietà richieste a un sistema di e-voting”.Così il voto elettronico non garantisce né la segretezza né la sicurezza del voto agli iscritti al portale e quindi al M5S. Ma c’è di più: il risultato della consultazione attraverso l’e-voting può essere manipolato dagli amministratori del sistema, in ogni fase del procedimento elettorale il tutto senza lasciare alcuna traccia.
E’ questo il risultato catastrofico per i pentastellati dell’attività ispettiva svolta dal Garante della privacy che, dopo una istruttoria durata due anni, ha “condannato” l’Associazione presieduta da Davide Casaleggio a pagare 50mila euro e a predisporre una serie di misure correttive volte a scongiurare le violazioni accertate. Tra gli ‘obblighi’ imposti alla Casaleggio e associati figurano non solo la rimozione della condivisione delle credenziali di accesso, che rendono impossibile identificare e controllare i soggetti autorizzati a operare sulla piattaforma. Ma anche l’invito a progettare un sistema di e-voting in grado sia di proteggere i dati personali da attacchi interni ed esterni che “assicurare l’autenticità e la riservatezza delle espressioni di voto”.
L’Associazione Rousseau, dopo una precedente istruttoria, ha adottato alcuni accorgimenti mirati a garantire la libertà e la segretezza del voto ma per il Garante ritiene gli interventi non sono sufficienti. Anzi – scrive – “sono state evidenziate persistenti criticità” scrive.
Un verdetto, questo emesso dall’autorità presieduta da Soro, che sicuramente non farà felice Di Maio e company che hanno fatto della trasparenza del M5S, da sempre, un loro cavallo di battaglia. Ma bisogna, soprattutto vedere, come reagirà la base pentastellata sulla reale valenza del proprio voto espresso sulla piattaforma Rousseau.