Le sorti dell’Europa sono cambiate in meno di un anno. Il trionfo della Destra sovranista nel Vecchio Continente ha fatto tremare le fondamenta dell’Unione europea che saggiamente ha deciso di arroccarsi in attesa di un errore da parte degli avversari. Che puntualmente è arrivato.
Così l’Ue ha battuto i sovranisti e ha difeso quel sistema che tutti dicono di voler cambiare. Anche chi lo difende. Tradotto, poteva cambiare tutto ma non è cambiato assolutamente niente.
L’onda proveniente dall’Italia, dall’Ungheria e dalla Francia, tanto per citare tre paesi, avrebbe potuto trasformare l’Ue portando a una vera e propria rivoluzione a Bruxelles. Invece l’Unione europea, avvertendo la minaccia, ha isolato le Destre. E così la Lega, di gran lunga primo partito in Italia in occasione delle elezioni europee, si è trovata esclusa da ogni incarico. Il caso Moscopoli ha iniziato a dare i primi colpi anche al consenso nazionale, ma in questo caso non si può parlare di una mossa architettata nei salotti dell’Europa.
Poteva cambiare tutto, invece sono cambiati solo i nomi sulle etichette degli uffici. La von der Leyen è figlia, politicamente parlando, della Merkel, alla guida di una Germania in affanno. La Francia resta il paese con cui dover fare i conti. L’Italia guadagna un posto di rilievo con Gentiloni, che avrà però un limitatissimo potere decisionale, nelle mani di Dombrovskis.
Hanno sbagliato i sovranisti? Sì. Sono stati poco diplomatici, poco smaliziati, non hanno creato un fronte comune e compatto in grado di farsi valere numericamente in Parlamento. Tutto troppo facile per chi il sistema lo vive e lo gestisce da anni. Uno degli ultimi ribelli ancora attivi, Salvini, è stato messo alla porta dal Pd e dal Movimento Cinque Stelle. E il quadro è completo.
Ursula von der Leyen ha portato per un paio di giorni in ‘ritiro’ a Genval, località a 30 chilometri da Bruxelles, i suoi 27 commissari. .
La nuova Commissione emana fortissimi segnali di continuità. Il più forte ed evidente viene dai tre vice-presidenti esecutivi: l’olandese Frans Timmermans (primus inter pares, incaricato di elaborare e implementare l’agenda verde della Ue), la danese Margrethe Vestager (concorrenza), e il lettone Valdis Dombrovskis (economia). Tre personaggi autorevoli e sperimentati, che già nel precedente quinquennio ricoprivano cariche importanti, tre espressioni dell’europeismo e dell’antisovranismo. Se a loro aggiungiamo la Von der Leyen sarà questo il quartetto dominante, quello dell’ultima parola.
È qui, oltre che con le riforme sociali, che si vince o si perde la battaglia con i sovranisti, il tema che ha improntato tutta la campagna elettorale per le europee. Il vero e reale avversario dell’Europa non è Salvini, non sono i sovranisti. E’ Donald Trump…