Barbara :
Si torna a Genova!
Marco:
Sì! Sono stato invitato dal prestigioso Cinema Sivori di Genova per Il Genova Reloaded 2024 che è una bellissima iniziativa, una festa del cinema che quest’anno è dedicata alla Francia e al dialogo fra cinema e teatro. La dottoressa Eliana Quattrini che conosce la mia opera ed anche il mio legame professionale con Parigi, ha pensato a me ed io la ringrazio tantissimo. Ma tutte le amiche ed amici del cinema Sivori sono molto cari, preparati e appassionati del proprio lavoro.
Barbara :
Te lo avevo già chiesto l’altra volta per il debutto al Teatro Stradanuova, sempre a Genova, ma cosa è “La vigila di niente” ? Un film? Uno spettacolo teatrale?
Marco :
Vorrei fosse un appuntamento rispettato, ma mai concordato tra un film e un teatro. Da un po’ di anni entrando in un cinema percepivo che si sentiva più il pubblico rispetto un silenzio d’attesa, (dove hai parcheggiato?, domani Arturo incontra l’architetto e luci di telefonini). Vorrei che il film camminasse un po’ tra le poltrone. Per cercar di riuscire in questo, bisogna sfuggire all’omologazione dell’immagine estremamente levigata, non usare la steadycam che soprattutto in Italia rende le sequenze molto simili tra i vari film. Poi gli attori non devono essere persone, nella propria vita, presuntuose. Così, forse, un film, puoi non dimenticarlo mai.
Barbara :
Ma tu sarai in un cinema e il teatro?
Marco :
A me piace immaginare “La vigila di niente” una fotografia come una volta, con il rispettivo negativo. Quando metto in scena l’opera a teatro, tengo in mano il positivo, quando siamo in una sala cinematografica, immagino di avere tra le mani la piccola striscia dei negativi. Ed ora sono estremamente entusiasta dall’idea di mettere in scena l’opera in un cinema e trasformarlo al tempo stesso, in teatro.
Barbara :
E poi nella tua città!
Marco :
Il cinema Sivori, già ha ospitato, due anni fa, il mio film “Un filo più breve”, fu una sera molto importante per me. Quando ero piccolo questo cinema si chiamava “Palazzo” e ci vidi: “L’attimo fuggente”, “Ginger e Fred”, “SuperFantozzi”, “Balle spaziali” e tanti altri. Ed ora certo che sono emozionato, la propria terra è fonte di dolore e salvezza al tempo stesso.
(mi rivolgo, ora, ad Ada Coruga)
Barbara :
Come ti senti, Ada? Ti vedevo durante le prove molto…diciamo, severa con te stessa.
Ada :
Un po’ sì, anche se Marco non vuole questo.
Barbara :
Allora, mi parli del vostro modo di lavorare?
Ada :
Che Marco sia esigente è dir poco, prepara ogni dettaglio mesi prima, anche la natura e grammatura della carta della locandina e dove bisogna prendere i caffè durante le pause, se non gli piace il bar, resta di cattivo umore per un “pochino”. Ma non vuole che gli attori non si piacciano, vuole che si amino e quando dice va bene, è veramente bene. Io a volte penso di poter far meglio. E Marco mi dice : rassegnati Ada, non saremo mai spettatori di noi stessi.
Barbara :
Marco vuoi aggiungere qualcosa a tal proposito?
Marco :
C’è una parola che amo e che mi dà serenità, sfraso. Ecco lo sfraso è il territorio dove le cose vanno bene. Potrebbero andare meglio? Sì! Però solo per il nostro narcisismo! Penso, questa, sarebbe una strada pericolosa e non giusta per parlare con il pubblico.
Barbara:
Ma allora la tua severità, tanto conosciuta?
Marco :
A volte penso alle mie certezze come alla luce delle stelle, la luce c’è, ma la stella è già spenta da anni.
Barbara :
Ada qual è il tuo desiderio più grande come attrice?
Ada :
Imparare ed imparare e non perdere mai la voglia di studiare. A volte molti conoscenti pensando di farmi un piacere, mi vogliono presentare registi, produttori per offrirmi un lavoro. Questo fatto non mi piace molto. Vorrei che chi mi sceglie lo facesse dopo avermi veduta sul palco.
Barbara :
Marco, tu hai qualche scaramanzia per il tuo lavoro?
Marco :
Non credo sia una scaramanzia, ma avvicinandomi ad un lavoro spesso, ripeto e rivedo nella mia mente, battute e scene di film di Mario Monicelli e Dino Risi.
Barbara :
Me ne dici una?
Marco :
Per esempio è sempre con me la battuta di Gassman ne “Il sorpasso”: Sai qual è l’età più bella Roberto? Quella che uno ha, giorno per giorno. E poi l’inquadratura che Monicelli fa ad Alberto Sordi nella terz’ultima scena del film “Un borghese piccolo piccolo”.
Barbara :
Marco, leggo dalle note di regia (…) Raccontare l’attesa a volte dolorosa, spesso straziante, che un uomo vive il giorno prima di un altro giorno. (…) Quell’uomo, sei anche tu?
Marco :
Cara Barbara, sono io. E’ solo grazie a questo forte stato d’animo che un giorno, in un istante, ho scritto il titolo: “La vigilia di niente”. Però, come piace a me, ispirandomi ai grandi film di Superman con Christopher Reeve, il finale è una luce accecante. “La vigilia di niente” non si ferma al dolore straziante e grazie al mio incontro con Ada Coruga, sono riuscito a realizzare il compimento della mia idea, una donna diventa lo schermo cinematografico che accoglie le immagini e le porge agli spettatori.
Barbara:
E’ un bel ruolo Ada!
Ada :
Sì, non nascondo una piccola ansia che nasce in me, Marco dice, guai non ci fosse.
Barbara :
Allora viva l’ansia!!
Marco :
Penso, Barbara, che tu abbia trovato un eccezionale finale per l’intervista, viva l’ansia!
Ricominciamo le prove, va!
Barbara :
Ada qual è il tuo desiderio più grande come attrice?
Ada :
Imparare ed imparare e non perdere mai la voglia di studiare. A volte molti conoscenti pensando di farmi un piacere, mi vogliono presentare registi, produttori per offrirmi un lavoro. Questo fatto non mi piace molto. Vorrei che chi mi sceglie lo facesse dopo avermi veduta sul palco.
Barbara Lalle