Nola. La tradizionale Zeppola di San Giuseppe, secolare dolce legato all’importante Festa del Santo – al quale è anche dedicato dalla Chiesa questo 2021 – e alla Festa del Papà che ricorre il 19 marzo, quest’anno si presenta nella magnificenza di una gamma di squisite varianti made in Campania, che la rendono più stuzzicante al palato, conquistando anche i consumatori che richiedono nuovi stimoli gustativi e olfattivi.
Da Nola, territorio di eccellenti maestri dell’arte dolciaria, provengono, accanto alla squisita creazione di origini millenarie, tre proposte alternative di tutto rispetto, firmate da Raffaele Caldarelli Pasticciere.
Artigiano giovane, ma di grandi capacità, Raffaele è esperto nella produzione di alta qualità, caratterizzata dall’uso d’ingredienti genuini provenienti dal feritile territorio campano, ed è tra le colonne della nota squadra solidale di #InsiemeperilTerritorio, rassegna itinerante di eventi d’eccellenza fondata dalla giornalista enogastronomica Teresa Lucianelli.
Le sue nuove specialità sono ricche di deliziose creme, in tre irresistibili varianti: Chantilly e fragoline, pistacchio, cioccolato. Affiancano la produzione della caratteristica zeppola di San Giuseppe ricca di golosa crema pasticciera profumata alla vaniglia e limone.
La base comune è ovviamente in soffice pasta bignè che sprigiona al palato note armoniose di uova fresche e burro finissimo. Tutte sono guarnite, come vuole la tradizione, da amarene sciroppate. Una spolverata d’impalpabile zucchero a velo completa questi irrinunciabili capolavori dolciari.
In occasione della Festa di San Giuseppe, le squisite zeppole di Raffaele Caldarelli Pasticciere, saranno distribuite ai piccoli orfani, senza tetto e vittime di gravi problematiche, ai clochard nel Progetto AbitiAmo, e alle famiglie indigenti, assistiti dai volontari della Parrocchia di San Gennaro al Vomero, guidata da Padre Massimo Ghezzi, nell’ambito dell’iniziativa benefica puntualmente promossa anche stavolta da #InsiemeperilTerritorio, che si concluderà con le donazioni per la Santa Pasqua. Anche ad esse il generoso pasticciere nolano parteciperà, assicurando le sue magnifiche colombe.
Raffaele ha infatti deciso, nonostante la crisi che influisce purtroppo incisivamente anche sul suo settore, di fare comunque dono, in questo periodo, ai più bisognosi delle sue prelibatezze.
La zeppola di San Giuseppe rappresenta una specialità della tradizione campana a cui è difficile resistere. Il talentuoso pasticciere Raffale Caldarelli, nonostante la sua giovane età, da svariati anni guida con passione innata la produzione artigianale di questa irresistibile prelibatezza, della quale parla con evidente entusiasmo.
“Il segreto di una squisita zeppola consiste nell’utilizzare per la sua preparazione ingredienti naturali, che garantiscano gusti e sapori autentici, bandendo insaporitori, stabilizzanti, conservanti industriali. Personalmente preferisco adoperare prodotti tipici campani di eccellenza. Originariamente fritta, la vera zeppola di San Giuseppe è un guscio di delicata pasta bignè dal gusto neutro, arricchito dalla doppia farcitura in crema: ovvero all’interno e all’esterno. La tradizionale con crema pasticcera, tra le massime espressioni della pasticceria campana, è la più apprezzata in tutta Italia. Ad essa, affianchiamo delle apprezzate varianti, all’insegna dei nostri migliori sapori caratteristici, apprezzati in tutti in mondo”.
È sempre attivo il servizio di consegna a domicilio, per ricevere le specialità firmate da Raffaele Caldarelli Pasticciere, con puntualità e in modo sicuro, a casa propria, senza rinunciare alla garanzia di un prodotto di certificata qualità, massima freschezza e assoluta genuinità, nel rispetto del gusto e della salute.
Quali sono le origini della zeppola?
Una leggenda di matrice cristiana, fa risalire la nascita di questo dolce alla fuga in Egitto della Sacra Famiglia. San Giuseppe, per mantenere Maria e Gesù, avrebbe affiancato il mestiere di falegname con quello di friggitore e venditore ambulante di frittelle.
In opposizione, un’altra leggenda l’indica come discendente delle antiche frittelle romane, poi reinterpretate in chiave partenopea. A Roma, infatti, durante le celebrazioni delle Liberalia, organizzate il 17 marzo, in onore delle divinità del vino e del grano, si bevevano litri di vino e ambrosia accompagnati da frittelle di frumento, cotte nello strutto. Queste celebrazioni furono vietate dall’Imperatore Teodosio II, che proibì qualsiasi culto pagano, ma sarebbero state assimilate dal cattolicesimo che fissò, due giorni più tardi, la festa di San Giuseppe, anche festa del papà dal 1968.
A Napoli, per devozione al Santo, si è sviluppata anticamente la figura dello “zeppolaro di strada”, antico mestiere, esistito fino a tempi recenti nei vicoli del centro storico. Accanto al banchetto posto davanti alla bottega, vendeva le zeppole appena fritte nell’olio bollente.
La particolare forma sarebbe opera delle monache di San Basilio del Monastero di San Gregorio Armeno e risalirebbe al 1700 (secondo altri, delle suore dello Splendore e della Croce di Lucca o di antichi pasticcieri).
Controversa è l’origine del termine. Potrebbe derivare dal latino serpula(m), per la forma di serpente attorcigliato su se stesso; oppure, dal napoletano zeppa, in latino cippus, piccolo fermo di legno che si utilizza per correggere i difetti nei mobili su misura, e somiglia per le ridotte misure alla quantità di pasta lievitata che, nell’olio bollente, si gonfia e cresce in cottura; ancora, dalla forma a ciambella della cymbala(m), imbarcazione fluviale dal fondo piatto e con l’estremità arrotondata; o da saeptula (saepio, cingere) genericamente oggetto di forma rotonda; infine, dal nome a Zi’ Paolo, indicato come il friggitore napoletano inventore della zeppola da strada, tra i migliori friggitori.
Di questi artigiani, parla Goethe, in visita nel capoluogo partenopeo alla fine del XVIII secolo. “Oggi era anche la festa di San Giuseppe, patrono di tutti i frittaroli cioè venditori di pasta fritta… Sulle soglie delle case, grandi padelle erano poste sui focolari improvvisati. Un garzone lavorava la pasta, un altro la manipolava e ne faceva ciambelle che gettava nell’olio bollente; un terzo, vicino alla padella, ritraeva con un piccolo spiedo, le ciambelle che man mano erano cotte e, con un altro spiedo, le passava a un quarto garzone che le offriva ai passanti… ”
La prima stesura della ricetta conosciuta, è del 1837, per quanto le zeppole esistessero già sicuramente già da molti secoli.
Questo goloso dolce tipico, meravigliosamente unico e meridionale, arriva tutt’oggi sulle nostre tavole, nelle sue migliori espressioni, grazie all’arte di valenti pasticcieri e volenterose massaie che ne mantengono viva la tradizione.