L’abito della sposa

Al Teatro la Cometa di Roma, dal 21 ottobre al 9 novembre prossimo, in scena “L’abito della sposa”, novità assoluta di Mario Gelardi con Pino Strabioli ed Alice Spisa.  Italia 1963. E’ l’anno del matrimonio Ponti – Loren, della visita in Italia di Kennedy, della scandalosa love story tra Teddy Reno e Rita Pavone, è l’anno della tragedia del Vajont. Alto- basso, rosa-nero, le vicende si alternano così nel paese ed anche nella vita del sarto Lucio. Lucio è un sarto di abiti militari, figlio di un sarto di abiti militari; ha girato tutta l’Italia con i suoi genitori ed ora parla un dialetto che è un miscuglio di molte lingue. Lucio è un uomo di mezza età, un po’ irascibile, dai modi spicci e diretti,  ma in fondo una brava persona, quindi non se la sente, e forse non può proprio rifiutare,  quando un capitano gli chiede di cucire l’abito da sposa di sua figlia. Lucio non può tirarsi indietro, ma non sa nemmeno come fare, così è costretto ad assumere una giovanissima sartina, Nunzia, una ricamatrice che ci riporta direttamente all’atmosfera di quegli anni. Così il logorroico Lucio deve dividere la sua sartoria con la timida Nunzia  “che per tirarle una parola di bocca ci vuole più di una tenaglia”. E’ l’incontro e la scoperta di due vite, di due imprevedibili vite e tra la passione per le canzoni di Rita Pavone e le ritrosie di una ragazza che non sa come comportarsi con gli uomini, raccontiamo il mondo fuori da quella sartoria, ma anche il piccolo mondo di due persone che custodiscono un segreto che finalmente possono svelare. Un profumo, un sapore, qualcosa di conosciuto ma nello stesso tempo inafferrabile: questo è il delicato scritto di Mario Gelardi ,un testo che ci fa riscoprire un’età dell’innocenza, con piccoli scarti e virate improvvise. La storia del sarto Lucio e della ricamatrice Nunzia è la storia di due solitudini, di due tenere figure unite da un segreto.  Una storia necessaria in un tempo come il nostro, in cui il frastuono rischia di coprire qualsiasi emozione. E poi un viaggio tra le canzoni e le atmosfere di un’epoca,  gli Anni Sessanta, dove le prime grandi tragedie del nostro Paese si mescolano con i primi timidi eventi personali di quelle due fragili vite,destinati a cambiarne l’esistenza.  Uno spettacolo di forte atmosfera che ti prende lentamente fino alla catarsi finale dei protagonisti. Regia di Maurizio Panici, scene e costumi di Alessandro Chiti con musiche di Paolo Vivaldi.

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