epa08923029 US President Donald J. Trump delivers remarks to supporters gathered to protest Congress' upcoming certification of Joe Biden as the next president on the Ellipse in Washington, DC, USA, 06 January 2021. Various groups of Trump supporters are gathering to protest as Congress prepares to meet and certify the results of the 2020 US Presidential election. EPA/SHAWN THEW

L’accusa dem: Trump ‘istigatore’ dell’assalto al Congresso

Le prove dimostreranno che l’ex presidente Trump non è stato un innocente spettatore ma ha abbandonato il suo ruolo di commander in chief ed è diventato l’istigatore in capo” dell’assalto al Congresso, che ha guardato in tv “come fosse un reality show, festeggiando senza fare nulla per aiutarci”. Il secondo processo di impeachment contro Donald Trump entra nel vivo con le argomentazione dell’accusa che, dopo aver incassato il primo round sulla costituzionalità del processo contro un ex presidente, gioca la carta di inedite immagini violente dell’assalto al Congresso tratte dal sistema di videosorveglianza interna.

Una mossa che ha colto nuovamente in contropiede i due difensori Bruce Castor e David Schoen, il cui incerto esordio ha lasciato perplessi gli stessi repubblicani e mandato su tutte le furie l’ex presidente, che avrebbe urlato contro di loro mentre seguiva il dibattimento nel suo studio di Mar-a-Lago in Florida.

Ma, prima che ancora che iniziasse l’udienza in un Capitol super blindato, Twitter aveva già emesso una prima sentenza, una sorta di ‘ergastolo’ social: Trump è stato rimosso dalla sua piattaforma preferita “per sempre”, con un divieto permanente, e non potrà creare un nuovo account nemmeno se tornasse a candidarsi. Quando “si è rimossi dalla piattaforma si è rimossi a prescindere” dalla carica, ovvero “se si è un commentatore, un direttore finanziario, un attuale o un ex funzionario pubblico”, ha spiegato il chief financial officer di Twitter Ned Segal in un’intervista a Cnbc, ricordando che “la nostra politica ha come principio quello di garantire che non venga permesso l’incitamento alla violenza”. Una condanna dura da digerire per l’ex commander in chief, che aveva fatto di Twitter il suo megafono mondiale e la sua principale arma elettorale.

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