Landini e la manovra che ancora non c’è. La giornalista Branchetti lo disintegra

 Il copione  di Maurizio Landini è vecchio e degenerato e consiste nel chiamare la  piazza per incendiare gli animi contro una manovra economica che ancora non c’è.  Dopo avere fatto scena muta su un fronte ben più grave: ilridimensionamento di Stellantis annunciato appena una settimana fa. Afasia e mutismo, la Cgil non è pervenuta su quessto tavolo drammatico. Per fortuna in America non hanno la Cgil e Landini. E i sindacati si sono subito mobilitati, hanno subito dato l’altolà a Tavares costringendolo a volare negli Usa.  Landini è preso in giro da vari membri del governo. “L’ultima sua  uscita è stata per la chiamata alla piazza rossa  da Reggio Emilia alla festa dell’Unità: contro una manovra che non c’è ancora neanche in bozza. Pure veggente”,  dichiara Lino Ricchiuti, vice responsabile del dipartimento Imprese e monti produttivi di Fratelli d’Italia. Il leader della Cgil sembra un vecchio attore chiamato a interpretare quella esilarante commedia del 1951, “Lo stesso giorno il prossimo anno”: che narra della relazione adulterina di una coppia felicemente sposata, che si incontra una sola volta l’anno, lo stesso giorno. Così Landini. Una volta l’anno c’è l’appuntamento fisso con la chiamata all’autunno caldo. Recitando un copione logorato.

Stellantis, il gruppo degli Elkann (Agnelli) in mano ad Exor che ha ereditato la vecchia Fiat, manda a casa e in cassa integrazione quindicimila operai e dipendenti. Ma nel contempo dà 36 milioni di euro di stipendio al suo amministratore delegato, Carlos Tavares, e 4 milioni di compenso al rampollo della famiglia, Jonn. Ebbene, Landini è rimasto muto. A stigmatizzare il fallimento delle sue politiche sindacali non sono solo membri delal maggioranza di governo. Ascoltare l’intervento di Simona Branchetti, giornalista e opinionista autorevole e sobria, per credere. Con poche parole stronca la nuova, inutile  loquela di Landini. “Le sue iniziative sono sconfessate anche dal suo stesso collega sindacalista della Cisl che prende sempre più le distanze”. Incalza la giornalista: “Il vero fallimento sono state le politiche sindacali  che non sono state in grado di portare avanti nessuna delle le lotte,  in vent’anni di sindacalizzazione dei lavoratori. Pertanto, la “chiamata alla piazza di Landini” è un’ammissione di colpa”.

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