Dalla nostra inviata, Teresa Lucianelli
Omaggio a Mia Martini con il duetto Serena Rossi-Baglioni in “Almeno tu nell’universo”, critiche controverse. Applausi per Vanoni e Venditti e Vanoni con la sua battuta a sorpresa. Gag di Rovazzi. Gli spettatori ridono con Cevoli, cantano e ballano con Raf e Tozzi.
Simone Cristicchi, Irama, Mahmood e Ultimo: preferiti dal pubblico, in gara nella terza serata di Sanremo 2019.
Attesa per Ligabue, in scaletta stasera: “Con lui faremo un omaggio a un comune amico, Francesco Guccini”, anticipa il direttore artistico
Ballerini in kilt e ritmo per l’attacco della terza serata della 69esima edizione del festival di Sanremo, con Claudio Baglioni che saluta il pubblico sanremese con “Viva l’Inghilterra” – dall’album Gira che ti rigira amore bello del 1973 – e in chiusura apertura di ombrelli con stampata l’Union Jack di bell’effetto scenografico.
Da qui all’accenno di Bisio alla Brexit, il passo è breve, giusto per consentire a Baglioni di esclamare, con evidente ironia, riferendosi al direttore musicale britannico Geoffy Westley: “Non ci posso credere: abbiamo sul palco dell’Ariston un quasi extra comunitario…”. E riecco in ballo la questione migranti che si riaffaccia nuovamente nel Festival 2019…
In gara: Mahmood, Nigiotti, Tatangelo, Ultimo, Renga, Irama, Patty Pravo con Briga, Cristicchi, Boomdabash, Motta, Zen Circus e Nino D’angelo-Cori. Ospiti: Antonello Venditti, Alessandra Amoroso, Raf e Umberto Tozzi, Serena Rossi, Paolo Cevoli, Fabio Rovazzi.
Si parte con “Soldi” del giovane italo-egiziano Mahmood, vincitore del premio Enzo Jannacci di NuovoImaie. Quindi, Enrico Nigiotti, presentato da Bisio, con “Nonno Hollywood”.
Primo impegno di Virginia Raffaele. Ripropone una canzone del passato remoto che fece epoca: “Mamma” di Beniamino Gigli con un vecchio grammofono sul palco: i singhiozzi e le ripetizioni di un disco deteriorato “guidano” la brava attrice in un riuscito sketch a riprova che ciascuno, soprattutto nelle grandi occasioni, dovrebbe cimentarsi nelle proprie sfere di competenze accertate.
È Antonello Venditti, che al piano propone il suo capolavoro quarantennale “Sotto il segno dei pesci” a conquistare la platea dell’Ariston coinvolgendola coralmente. L’attesissimo esibizione del big ridà slancio alla kermesse canora.
Dopo uno scambio di ricordi sui primi pianoforti – ancora una volta nostalgici, come ormai da impostazione del Baglioni bis – Claudione si esibisce sul palco a quattro mani: un pianoforte bianco per lui e uno nero per Venditti in “Notte prima degli esami” seguita da “Se l’amore è amore’”, scelte alquanto scontate ma vincenti emozionalmente sul pubblico, con dono finale di Venditti del suo cappello di paglia a una delle spettatrici presenti.
Di seguito, l’intermezzo di Bisio, che dopo le ovvie polemiche sulla lettura in diretta Rai1 di nomi e cognomi degli autori di alcuni post con critiche al festival, omette i cognomi per citare solo nomi e lamentele (c’è solo l’imbarazzo della scelta). Parentesi debole anche stavolta.
La gara canora riprende con Anna Tatangelo in “Le nostre anime di notte”, seguita da Ultimo con “I tuoi particolari”, giusto il tempo per passare con Bisio e la Raffaele all’omaggio a Sergio Endrigo con un forzato “Ci vuole un fiore” in cui Virginia sbaglia volutamente il termine “fiore” – sembra non riesca ad azzeccare la parola (?!) – scatenando le intemperanze del suo partner sulla scena. Nonostante il meritevole impegno dell’attrice, che appare quasi immolata sull’altare del sacrificio per reggere uno sketch lungo e farraginoso, il risultato non è dei migliori e semina altre perplessità sul festival (come se non ve ne stessero già abbastanza).
Francesco Renga propone la sua “Aspetto che torni”, poi il giovane Irama con “La ragazza con il cuore di latta” che scalda i cuori della platea. Infatti, miete consensi.
Con “Dalla tua parte”, singolo estratto dall’album “10” che celebra i dieci anni della sua carriera, Alessandra Amoroso, tra gli ospiti, anticipa l’immancabile duetto con Baglioni: “Forse tu puoi dirmi” e nota di “Io che non vivo più di un’ora senza te”. Ringraziamento a Baglioni per essere stato una guida: “la prima persona che mi ha dato una mano e che in questi dieci anni mi ha aiutato a capire qualcosa di più della musica”. Commozione – denominatore comune di molti festival – e ringraziamenti, in lacrime, prima all’orchestra, e poi pure a mamma e papà, stringendo al petto i fiori donati da Bisio.
Ed ecco il duetto tra l’84enne Ornella Vanoni, in abito rosa intenso e tanto humor e coraggio da tornare in scena nonostante l’età non più verde e di ironizzare in maniera incantevole sulle tante battute pepate di Virginia Raffaele, che per anni ha cavalcato proprio la sua parodia, fino quasi al martirio.
Bella lezione di stile e di autoironia della star dai capelli color fiamma.
Cantano “Alle dieci di sera” non senza qualche incertezza iniziale, legata probabilmente al ritmo molto veloce, e subito introducono Patty Pravo – applaudito abbraccio tra le due dive avanti negli anni – con Briga in “Un po’ come la vita”. Ed è qui che Ornella, sempre schietta e pure peperina, lancia “la battuta” clou della serata: “Voglio ricordare alla Rai che sono venuta ‘aggratis’ ma, non prendetevi l’abitudine…”. Grandi, inevitabili risate e applausi per la sincerità che nel suo caso, è donna!
La puntata prosegue con Simone Cristicchi nell’intensa “Abbi cura di me” e Boomdabash con la ritmata “Per un milione”, che si profila come un tormentone.
Sul palco, la coppia Raf-Tozzi, in prossima partenza per un tour: “Battito animale” “Tu”, “Ti pretendo” e “Gloria”. Quindi, arriva dal pubblico la proposta di “Si può dare di più”, con immancabile autoinserimento di Baglioni. Proprio con Si può dare di più, il 7 febbraio del 1987, Tozzi vinceva con Morandi e Ruggeri il festival.
In “Gente di Mare” si inserisce pure Bisio, mentre all’Ariston il pubblico – Sandra Milo in prima fila – balla con entusiasmo. Un intenso momento collettivo che rinforza ulteriormente la terza serata festivaliera, in un evidente manovra peraltro almeno parzialmente riuscita, di recupero del deludente esordio.
È la volta di Motta che canta e si chiede: “Dov’è l’Italia”; Zen Circus con ‘L’amore è una dittatura’. Di seguito, il collegamento con Radio 2, radio ufficiale del Festival.
Nell’intermezzo “politico”, Bisio introduce l’assessore Palmiro Cangini/Paolo Cevoli – sul palco si presenta con un bianco trombone bianco, intenzionato a dedicare alle zie “Romagna mia”, ma alla fine desiste – con la “s” squisitamente e forzatamente romagnola puntualizza: “Non sono più assessore”, poi parte con le critiche: “E’ il festival della prosa, altro che canzone” e accusa “il festival è un pataccone!”
Intensa performance di Nino D’Angelo e Livio Cori in gara con “Un’altra luce”, brano di qualità, non per tutti ma ampiamente sostenuto dai tantissimi fans del famoso artista napoletano che gode meritatamente di un ampissimo seguito – sul palco insieme al giovale e Valente Cori – del quale si apprezza anche il coraggio di portare a Sanremo una canzone per quanto bellissima, non facilmente comprensibile, giacché in Lingua Napoletana.
Il cuore di Napoli batte così forte nel grande petto di Nino (così come in quello di Cori) da fare ancora una bontà questo tipo di scelta, apprezzabile e indicativa del rispetto dei valori che non cede alla logica di un facile successo di cassetta.
Ancora comicità con Fabio Rovazzi che finge di sostituire Baglioni come direttore artistico e consegna a Bisio una scaletta sgrammaticata; annuncia un pezzo scritto per il Festival ma propone “Andiamo a comandare”. Si aggiunge Fausto Leali che irrompe confusionariamente sul palco urlando “Fausto Leali ha vinto il Festival”, ma viene portato via a braccia per ritornare e cantare. – Perplessità –
“Prima di lasciare il palco vorrei dedicare due parole a una persona che non vedo da un po’ di anni. Caro Papà, non so come contattarti ma Sanremo ha uno share così alto che molto probabilmente arriva fin lassù. Beh volevo dirti che, in parte, tutto questo è anche colpa tua. E volevo salutarti, visto che l’ultima volta non ho fatto in tempo”: con un saluto a suo padre, Romazzi conclude.
Chiusura, ancora Amarcord, di notevole intensità, dedicata alla splendida Mia Martini, con Baglioni al piano e Serena Rossi voce.
“Ancora tu nell’universo” è omaggio e tributo alla grande della Canzone italiana. Pareri fortemente contrastanti tra gli esperti: chi la definisce eccezionale e chi quasi s’indigna nel confronto con l’autenticamente eccezionale interpretazione di Mia che rimane assolutamente unica, per quanto altre artiste di spessore abbiano saputo donare attimi irripetibili nel riproporla in maniera efficace e personale.
La protagonista di ‘Io sono Mia” presenta il film Rai quale “atto d’amore per lei” e grida: “Mimì è per te!”
È Rocco Papaleo a riportare il sorriso con la sua spontaneità. Racconta la sua prima esperienza al mare con “Piccolo grande amore” e la sua “versione personale”. Alla fine del monologo sulle grandi storie d’amore, Baglioni cede ancora una volta alla puntuale tentazione di essere protagonista del palco e da solo con la chitarra propone “Accoccolati ad ascoltare il mare…”.
Per quanto riguarda la gara canora, Simone Cristicchi, Irama, Mahmood e Ultimo sono i preferiti dal pubblico (sono nella cosiddetta zona blu) nella terza serata di Sanremo 2019, ovvero nella seconda classifica parziale, sui 12 cantanti in gara ieri dei 24 totali.
Tre le zone, nelle quali i concorrenti figurano in ordine casuale, secondo il gradimento espresso da pubblico e giurie: la blu, in testa; la gialla, intermedia, con Enrico Nigiotti, Motta, Francesco Renga, The Zen Circus; Anna Tatangelo, Nino D’Angelo e Livio Cori, Boomdabash, Patty Pravo con Briga nella rossa, che include le canzoni al momento meno votate, non per questo meno belle e ben interpretate. Assolutamente.
I giochi sono più che mai aperti.