Un processo in corso per omicidio colposo, un rinvio a giudizio per omissioni d’atti d’ufficio e appalti assegnati per oltre 3 milioni e 700 mila euro alle società del gruppo Caldani, probabilmente riconducibili, secondo le dichiarazioni rese al pm da Salvatore Buzzi, al Re di Roma Massimo Carminati. Tale ‘brillante’ curriculum appartiene a Mauro Lasagna, nominato dalla giunta Zingaretti a maggio scorso ‘Direttore regionale infrastrutture, ambiente e politiche abitative’. Il primo procedimento giudiziario è attinente al suo ruolo di dirigente “area risorse idriche” della Regione Lazio, il secondo reato contestatogli è stato commesso in qualità di Direttore dell’Ardis Lazio (Agenzia regionale per la difesa del suolo) che guida dall’ottobre 2008, ma la Regione Lazio, una volta affidatogli il nuovo incarico a maggio scorso, ha pensato bene di confermarlo direttore ad interim dell’Agenzia Regionale nonché di nominarlo ex novo direttore della neonata Direzione Regionale Risorse Idriche e Difesa del Suolo sino alla fine della legislatura Zingaretti. Sullo sfondo, Lasagna è stato anche presidente nel 2005 di una delle due commissioni giudicatrici di alcuni dirigenti scaturiti da presunti concorsi fantasma che, dopo l’inchiesta del fattoquotidiano.it di circa un anno fa, sono stati in parte licenziati e in parte reinquadrati come funzionari.
Finanziamenti a ditte ‘sospette’
Gli inquirenti che indagano sul sistema “Mondo di mezzo” che ha travolto la Capitale stanno cercando di capire che gruppo rappresentasse Carminati. “Io c’ho un sospetto che potesse essere la Caldani Irrigazione”, ha spiegato Buzzi nell’interrogatorio del 21 luglio scorso. Tale azienda ha il 45% delle quote societarie della Acqua e Ambiente Srl insieme alla Sita Srl che ne detiene il 50%. Entrambe le società insieme alla Caldani Srl hanno ricevuto, tramite assegnazione diretta o con gara, oltre 3 milioni e 700 mila euro dall’Ardis presieduta da Lasagna. La Caldani Srl ha inoltre come socio di maggioranza Marco Caldani (con l’80% di quote), il cui nome compare nelle due ordinanze di Mafia Capitale. Nello specifico Caldani in un’intercettazione del 9 maggio 2013 parla con il ras delle cooperative Buzzi che lo invita ad una cena elettorale di Alemanno e, inoltre, una delle sue ditte risulta beneficiaria, insieme alla cooperativa 29 giugno, di un pagamento da parte della Cosma, la ‘cassaforte’ di Carminati.
Le società del gruppo Caldani hanno ricevuto inoltre, da altre direzioni della Regione Lazio, centinaia di migliaia di euro per lavori in somma urgenza con affidamento diretto. Procedimenti giudiziari a suo carico Mauro Lasagna è sotto processo per omicidio colposo per la morte di Giovanni Del Brocco, padre di tre figli, deceduto nel 2007, all’età di 22 anni, mentre scaricava con dei colleghi dei grossi tubi da un autocarro. La vittima era dipendente della ditta che aveva ottenuto l’appalto dall’area risorse idriche, di cui Lasagna era dirigente, per la realizzazione della nuova rete fognaria comunale di Albano Laziale (Roma).
Il rinvio a giudizio per omissione d’atti d’ufficio invece l’ha travolto perché, in qualità di direttore dell’Ardis, è accusato di non aver verificato, tra il 2005 e il 2009, che lungo gli argini del fiume Sisto (Latina) si realizzassero tutti gli interventi necessari a garantire la sicurezza delle persone. Vicenda per la quale i consiglieri 5 Stelle in Regione Lazio, all’indomani dell’ultima nomina di Lasagna, hanno presentato un’interrogazione a Zingaretti senza ottenere a tutt’oggi alcuna risposta.
Un’eredità ‘scomoda’
Lasagna ha ottenuto l’incarico a ridosso della seconda tranche di Mafia Capitale che travolse alcuni uomini vicini al governatore del Lazio. Il M5S chiese le dimissioni di Zingaretti, che rassicurò il consiglio regionale promettendo una rotazione e un controllo scrupoloso dei direttori dei vari dipartimenti o enti regionali, ‘dimenticandosi’ della nomina di Lasagna di qualche giorno prima. Tale incarico era stato precedentemente ricoperto da Bruno Placidi, condannato dalla Corte dei Conti a risarcire l’Arpa Lazio (l’Agenzia regionale protezione ambientale) per un milione e 300mila euro e, ancor prima da Raniero De Filippis, dirigente arrestato per la vicenda rifiuti e anch’esso precedentemente già condannato per un danno erariale di 750 mila euro da risarcire alla Regione stessa. Un incarico, quello assegnato a Lasagna, che appare ancor più inspiegabile visto che nello stesso vigente Piano Triennale di Prevenzione della Corruzione della Regione Lazio è scritto nero su bianco che “in caso di notizia formale di avvio di procedimento penale a carico di un dirigente…per fatti di natura corruttiva…la Regione procede alla revoca dell’incarico”, si legge nel documento nel quale viene specificato che per corruzione s’intende “l’intera gamma dei delitti contro la pubblica amministrazione”, quindi anche l’omissione d’atti d’ufficio, imputazione per la quale Lasagna ha avuto un rinvio a giudizio. Ma c’è di più. Sempre nel Piano Triennale si specifica che “per il personale addetto alle aree a più elevato rischio…la rotazione avviene al termine dell’incarico”. Ebbene l’Ardis è classificata come un’area a rischio corruttivo massimo, ma Lasagna la dirige dal 2008 e continuerà a dirigerla sino a fine legislatura, visto che dal primo gennaio scatterà per lui l’incarico, conferitogli direttamente dalla Giunta Zingaretti, a capo della neonata Direzione Regionale Risorse Idriche e Difesa del Suolo. Tale struttura ingloberà tutte le funzioni dell’Ardis (che sarà soppressa tra poche settimane) e alcune aree della direzione regionale che presiede da maggio e che verrà appunto scorporata dal primo gennaio. In buona sostanza Zingaretti ha sconfessato se stesso, non una, ma due volte.
Per la cronaca Lasagna è destinatario anche di numerosi altri incarichi correlati alla difesa del suolo affidatigli da Zingaretti, dal capo dipartimento della protezione civile e dalla Presidenza del consiglio dei ministri. D’altronde con queste ‘credenziali’.
Luca Teolato