L’attacco di Di Maio è solo un bluff

Tra i venti punti di programma presentati Da Luigi Di Maio al Presidente incaricato, Giuseppe Conte, uno più di tutti gli sta al cuore: non la crescita del Paese, nè combattere la disoccupazione, né migliorare le condizioni di vita dei cittadini meno abbienti, nè tutto quanto un politico serio e al servizio del proprio Paese, debba desiderare, ma la sua riconferma alla carica di Ministro e Vice Premier. Un gioco pericoloso, fatto di miopia politica e insipienza istituzionale, che rischia di far saltare le trattative, già di per sé complicate, per la formazione del nuovo governo, giallo-rosso. Il leader grillino ha deciso di giocare pesante. Dalle sue parole si capisce che ha nostalgia dei 14 mesi trascorsi con la Lega di Salvini, ma nello stesso tempo si mostra incapace di analizzare con freddezza la nuova fase.Il Povero Prof Conte, con il massimo imbarazzo, ha dovuto commentare dicendo di non aver ascoltato le parole del capo grillino. Risposta equilibrata e diplomatica per cercare di nascondere quanto possibile anche la rabbia dei dem e del loro segretario, Zingaretti. Nello stesso Movimento pentastellato i malumori e mugugni contro il loro capo politico, non si sono fatti attendere. E alquanto scialbo appare Di Maio, quando ribadisce a più riprese che per due volte, nel 2018, e pochi giorni fa, gli era stata offerta la carica di Premier.Ci permettiamo di dire, senza alcuna offesa all’On.Le Di MAio, che tali sue affermazioni sono frutto di un suo malcelato narcisismo. Si capisce, d’altronde si è ritrovato a capo di un Movimento politico, senza alcuna esperienza politica, ma gridando in piazza il Vaffa del suo mentore, Beppe Grillo. Poi addirittura per 14 mesi ha ricoperto la carica di Ministro e Vice Premier e i risultati, senza bisogno di commenti, sono sotto gli occhi di tutti. Umanamente lo si può capire. L’ascesa rapida del Prof Conte e il suo sapersi accreditare all’estero nelle varie istituzioni e il suo saper tessere accordi politici per non lasciare confinare l’Italia in un angolino e isolarla dal resto d’Europa, l’aver frenato negli ultimi mesi l’irruenza di Salvini e il sovranismo, ha determinato una situazione chiara agli occhi di tutti e soprattutto a quelli grillini, che il Premier incaricato è la nuova guida del Movimento, l’unico in grado di assicurarne la sopravvivenza. E questo il povero Di Maio l’ha capito! Ma il suo narcisismo gli impedisce di guardare oltre, e per questo tenta di fare la voce grossa. Quello che non è chiaro è fino a quando insisterà nelle sue richieste e quali danni sia disposto a mettere in conto. Nel Pd aumenta la diffidenza e la preoccupazione che Di Maio voglia tentare, segretamente, di riannodare il filo con la Lega e provocare, così il ritorno alle urne. Per Conte una situazione delicata e di difficile gestione. Senza considerare che il probabile accordo tra Cinque Stelle e Pd per la formazione di un nuovo governo a guida Conte, ha generato una risposta positiva dei mercati che ha fatto scendere lo spreed ai livelli del 2016 e quindi un’azione inconsulta da parte di Di Maio rischierebbe di vanificare tutto. Questo significa che la probabile nascita di un governo giallo-rosso viene vista come rassicurante da parte di un’Europa che già si trova in difficoltà a gestire la follia della Brexit e non ha bisogno di altre maggioranze destabilizzanti. Il Giggino nazionale non ha appreso la lezione che gli è stata impartita dai quattordici mesi di governo con la Lega e vorrebbe gettare le basi per rendere ingestibile il nascituro governo con il Pd. Allora il Prof Conte se vuole evitare le cattive esperienze del passato, si deve guardare soprattutto da chi l’ha indicato per Palazzo Chigi.

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