Lavitola su De Gregorio: “Negoziò con Berlusconi la nomina di presidente della Commissione Difesa”

“Sergio De Gregorio è uno intraprendente, mica aspettava me per fare le cose, si era già messo in contatto con alcuni del gruppo di Forza Italia…e andò a negoziarsi la nomina a presidente della Commissione Difesa”. Ad affermarlo è Walter Lavitola, nel corso dell’interrogatorio investigativo che sulla base degli atti dell’inchiesta depositati al Tribunale del Riesame, dovrà decidere sulla istanza di annullamento della misura cautelare richiesta dai difensori del senatore De Gregorio.
Interrogato dai pm Francesco Curcio, Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli, Lavitola ha fatto riferimento al periodo successivo all’elezione di De Gregorio in Senato nella lista dell’Italia dei Valori, quando il senatore passò nelle fila del centro destra. “Gli creammo un link con Berlusconi”, ha dichiarato Lavitola.

Inoltre, sempre secondo quanto sostiene l’ex direttore dell’Avanti, De Gregorio avrebbe manifestato all’ex premier Silvio Berlusconi la volontà di creare un movimento politico soprattutto all’estero e per questo avrebbe chiesto appoggio. Sempre secondo quello che Lavitola riferisce ai magistrati, l’ex presidente del Consiglio gli avrebbe risposto di non preoccuparsi.  “Ma non si entrò nei dettagli”.

Nell’interrogatorio di Valter Lavitola c’è, tra l’altro, un passaggio sulle informazioni che l’ex direttore de l’Avanti raccolse e pubblicò sulla casa a Montecarlo di Gianfranco Fini. In un primo interrogatorio aveva affermato che quella vicenda “era stata un mio scoop, ne avevano parlato tutti i giornali, televisioni etc …ed era stato determinante per la lite tra Berlusconi e Fini”. A precise domande dei pubblici ministeri, nel corso dell’interrogatorio investigativo, Lavitola ha spiegato di non aver agito dietro compenso di denaro ma con l’intenzione di “mantenere con il presidente Berlusconi un rapporto di carattere politico”. Lavitola ha raccontato di aver tentato più volte di candidarsi e ottenere un incarico politico.

In merito invece alla fuga di notizie relativa all’indagine sul caso Tarantini, inizialmente condotto dalla procura di Napoli, Lavitola risponde di non avere notizie: “Se riuscissi a sapere, che poi non è detto che non cerchi di farlo, quale è stata la fuga di notizie io vengo da lei e dico: io so questa cosa”. L’ex direttore de l’Avanti racconta di essere stato in Bulgaria a settembre, e prima ancora a Madrid. I pm che lo interrogano gli chiedono come avesse saputo che doveva essere arrestato e lui dice di averlo appreso da una giornalista di Libero che lo contattò telefonicamente mentre lui si trovava a Sofia.

“A me quasi mi pigliò un colpo e fu poi la sera che io telefonai al presidente Berlusconi, che fu la telefonata registrata, che si svelò il mistero. Io chiamai dal telefono di Karem che era sotto controllo… e dissi al presidente: che devo fare? Io ero incazzatissimo per queste cosa qua, rientro eccetera eccetera, lui mi disse: vattene in vacanza”. Lavitola spiega di aver contattato Berlusconi per il rapporto amicale che li legava e “innanzitutto perché io venivo accusato di estorsione nei suoi confronti”. “Preferisco fare un anno di carcere in più e non passare per millantatore…uno che passa per millantatore avrà meno chance in futuro, la stessa cosa se io passo per fare l’estorsione ad un amico mio, passo per un fetente qualsiasi, e ciò a me non andava bene per cui nel momento in cui Berlusconi mi dice: io al limite del possibile vi scagiono a tutti quanti…lì mi sono sentito tranquillo”.

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