Riforma degli ammortizzatori e delle politiche attive, ma anche necessità di rimettere mano al sistema pensionistico considerando che Quota 100 è alle battute finali: sono tanti i nuovi tasselli che, a stretto giro, dovranno andare a comporre il “puzzle” lavoro, allo stato ancora pieno di incognite. Ovviamente, si guarda alla Legge di Bilancio, attesa per il 20 ottobre, che dovrà sciogliere i nodi dirimenti di costi e coperture.
Nodo costi
Come ricostruisce il Sole24Ore, strettamente connesse e ancora in fase di bozza riforma degli ammortizzatori sociali e delle politiche attive. Sulla prima, il Ministro del Lavoro Andrea Orlando punta “all’estensione degli ammortizzatori sociali a tutti i lavoratori, secondo un principio di universalismo differenziato, ovvero con durate e modalità differenti a seconda del settore e della dimensione aziendale”. Temporeggiano le imprese che prima di dare via libera al documento vogliono che sia messa nero su bianco l’indicazione delle aliquote contributive che dovranno pagare.
Orlando prova ad andare in GOL
Ossatura della riforma delle politiche attive, invece, il programma Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori) pensato per strutturare un vero e proprio percorso verso l’impiego, “fatto di formazione, riqualificazione professionale, per l’inserimento o la ricollocazione al lavoro, e lega il nuovo strumento al RdC”.
Il progetto Garanzia occupabilità “vede profili diversi di intervento, alcuni dei quali a cavallo tra ricerca occupazione e inclusione sociale perchè anche quando discutiamo sull’occupabilità in astratto dobbiamo sapere che c’è un pezzo di platea che non è occupabile perchè ha problemi proprio di accesso alla società prima ancora che al lavoro”, così lo ha presentato qualche giorno fa Orlando intervenendo all’evento Welfare Index PMI: Presentazione del Rapporto 2021 “Il welfare aziendale genera impatto sociale”.
Ambiziosi gli obiettivi, rigorosamente concordati con l’Europa: almeno tre milioni di “beneficiari” entro il 2025, dei quali almeno, il 75% devono essere donne, disoccupati di lunga durata, persone con disabilità, giovani under30, lavoratori over55. Ancora qualche numero: almeno 800mila dovranno essere coinvolti in attività di formazione, di cui 300mila per il rafforzamento delle competenze digitali.
Decisamente ampia la platea: lavoratori in Cig ma anche i beneficiari di Naspi e Dis-coll, del reddito di cittadinanza, i lavoratori fragili o vulnerabili (come ad esempio Neet, disabili, donne in condizioni di svantaggio, over55), i disoccupati senza sostegno al reddito, i cosiddetti working poor (che versano in condizione di precarietà).
Post Quota 100, verso estensione Ape sociale
Parallelamente, si lavora sul tema – sempre caldissimo – della previdenza con la fine della sperimentazione diQuota 100, la misura a trazione leghista introdotta dal “Conte 1” (pensionamento anticipato a partire dai 62 anni d’età e dopo aver maturato 38 anni di versamenti di contributi)- Che succederà dopo?
Un sostanzioso indizio è arrivato nelle parole del Presidente dell’ Inps che hanno tracciato la possibile via: per Tridico, infatti, l’ipotesi dell’allargamento delle attività gravose per le quali è possibile chiedere l’Ape sociale (il cosiddetto anticipo pensionistico che consente il sostanziale prepensionamento con almeno 63 anni di età e 36 di contributi) “va nella giusta direzione” mentre misure come Quota 100 “creano disuguaglianze” . L’Ape sociale oggi “accoglie poche categorie, bisognerebbe espanderlo”.
Sicurezza, “patto” Draghi-Sindacati
Ieri, intanto, positivo l’incontro tra il Premier Draghi e i Sindacati sul tema sicurezza. Il Governo ha annunciato l’intenzione di intervenire con un decreto per la sospensione dei posti del lavoro in caso di violazioni delle regole “per dare la possibilità all’azienda di mettersi a norma”, hanno riferito i sindacati al termine dell’incontro a Palazzo Chigi annunciando “un patto” con istituzioni e imprese “per fermare la strage sui luoghi di lavoro”.