Laziogate. Dopo la Polverini, ‘cade anche’ il Consiglio

Aria di rinnovamento alla regione Lazio. Dopo la formalizzazione delle dimissioni di Renata Polverini, il presidente del Consiglio regionale del Lazio, Mario Abbruzzese, ha firmato questa mattina il decreto di scioglimento dell’assemblea. Lo ha reso noto lo stesso Abbruzzese durante un evento in provincia di Frosinone.

Intanto il Consiglio dei ministri ha deciso di impugnare di fronte alla Corte costituzionale le modifiche al Piano casa approvate dalla Regione Lazio nell’agosto scorso, perché contenenti  “alcune disposizioni in contrasto con le norme statali in materia di tutela del paesaggio ed in materia di governo del territorio”. In particolare si tratta della legge della Regione Lazio n. 12 del 6 agosto 2012, che interveniva sulla precedente normativa già approvata, per correggere disposizioni sulle quali il ministero dei Beni culturali aveva già eccepito, ma il governo non ha ritenuto sufficienti le modifiche.

 Ma dalla Regione Lazio si affrettano a smentire. “Non risultano impugnate le norme che sono proprie del Piano casa (dall’articolo 1 all’articolo 6 della legge 10/2012) ad eccezione dei cambi di destinazione d’uso degli edifici non residenziali ad altre destinazioni non residenziali nei comuni sprovvisti di piano regolatore generale”, scrive in una nota l’ufficio della Regione Lazio.

Viene inoltre precisato che solo alcune delle norme del Piano casa sono state impugnate: le modalità previste per la perimetrazione delle aree di interesse archeologico individuate nel PTPR. L’unificazione dei PAMA (piani di miglioramento aziendale) legati alla attività agricola nelle aree naturali protette con i PUA (piani di utilizzazione aziendale) previsti dalle legge urbanistica e paesaggistica regionale. Ed infine la procedura per dare attuazione ai programmi integrati nelle aree caratterizzate da valenze naturalistiche ambientali e culturali. Normativa quest’ultima gia’ oggetto di esame presso la Corte costituzionale. Su questi unici aspetti – conclude la nota dell’ufficio – attendiamo sereni il giudizio della Corte Costituzionale.

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