In occasione della festa della mamma, celebrata oggi in Italia, guardiamo le mamme ritratte dal vignettista politico Giuseppe Scalarini.
La mamma per Giuseppe Scalarini è la donna piccola ed eroica, che fa da scudo al figlio, alla figlia: interdice il passo alla disumanità della guerra (3 gennaio 1915). Tiene due piccoli giocattoli sul pavimento: una bambola e una palla, simboli universali del mistero di crescere.
La mamma è la voce autentica della coscienza pacifista di ognuno, una voce semplice, netta, non retorica, ma al tempo stessa decisa: ‘Non sparare’ (25 marzo 1921), in questa vignetta tracciata in piena epoca di affermazione fascista.
La mamma ritratta dal grande disegnatore mantovano dice la parola ‘fratelli’, una parola che ci porta lontano, una parola sorella, una voce universale, sposa di tutte le cause, una ‘parola tremante nella notte, foglia appena nata, nell’aria spasimante involontaria rivolta dell’uomo presente alla sua fragilità. Fratelli’ (Giuseppe Ungaretti, Fratelli, 15 luglio 1916, Mariano, presso l’Isonzo). E’ la coscienza del comune destino umano, della ‘social catena’ che tutti ci lega, che la mamma ha scritto nella pietra, perché v’è stato un tempo diverso da questo. Migliaia di anni, fino a un’epoca misconosciuta dai libri di storia: un’età in cui l’umanità venerava le molteplici manifestazioni di una Grande Madre Divina. Le donne ne erano incarnazione vivente, e per questa ragione hanno goduto per millenni di un ruolo sociale e di una sacralità difficilmente immaginabili al giorno d’oggi.
La mamma è l’angelo di un moderno focolare. Qui Scalarini compie un innesto: nei linguaggi tradizionali della devozione ai martiri, innesta la giovane pianta dell’opposizione al fascismo, ben rappresentata da Giacomo Matteotti, martire attuale (disegno pubblicato il 6 luglio 1924), simbolo di un’epoca di incessanti persecuzioni, che l’angelo del focolare scalariniano non dimentica, non può dimenticare, che Ella fa entrare nella sua casa e nella vita della sua famiglia. E’ l’innesto dell’antifascimo nella pianta di tutte le opposizioni all’ingiustizia della storia, con un richiamo evidente a Cristo, che tante volte Scalarini ritrasse a luminoso simbolo dei perseguitati.
Il 21 maggio 1921, in questa vignetta di grande forza evocativa, è perseguitata la stessa mamma – ‘e come potrebbe non esserlo?’ (Lidia Pege) – a causa del decreto 1561 del 4/10/1917, che deferiva ai tribunali militari chiunque parlasse contro la guerra. E’ uno stato così debole nella sua balorda trama di morte, che ‘Guai a chi parla!’. Dopo avere sbagliato tutto, ha il coraggio di accusare di ‘disfattismo’ coloro a cui ha sottratto tutto. Il disfattismo è l’ultima sarcastica invenzione di chi non sa più come tenere insieme i pezzi di una guerra ‘maledetta’, pezzi che si disfano da soli: ma la mamma di Scalarini è più alta del carabiniere, la sua ombra lo copre, perché non esistono decreti, ‘misure di polizia, restrizioni di libertà, mezzi inquisitoriali, capaci di arrestare il corso di un’Idea’ (Pietro Nenni a Benito Mussolini, 7 gennaio 1923).
Le immagini di Scalarini sono tratte da scalarini.it e da ‘Le immagini del socialismo’. francescavian@gmail.com