Il biossido di titanio è un materiale che si presenta sotto forma di polvere cristallina quasi incolore, tendente al bianco. Sarebbe presente sulle mascherine usate contro il Coronavirus
L’utilizzo delle mascherine per contrastare la diffusione del Covid non mette d’accordo tutti. Benché nella comunità scientifica ci sia chi sostiene che la loro efficacia sia molto limitata, per via del tipo di utilizzo corretto che ne andrebbe fatto e che invece non viene rispettato, e la stessa Organizzazione Mondiale della Sanità abbia cambiato idea a riguardo, l’obbligo di mascherina in Italia vige ormai ovunque.
Dubbi sulle mascherine
Con la sola eccezione della nostra casa, dove però sarebbe utile indossarla se ci troviamo in compagnia di persone, amici o parenti che non appartengono al nostro nucleo familiare.
Mentre da un lato l’evidenza scientifica dimostrerebbe che mascherina unita a distanza sociale diminuirebbe la carica virale del Covid di 1.000 volte, dall’altro uno studio appena condotto dai ricercatori dell’Università di Tokyo è riuscito a dimostrare che le mascherine, sia quelle chirurgiche che quelle di cotone, sarebbero in grado di bloccare solo in parte le particelle di Coronavirus disperse nell’aria, anche quando non si mantiene la distanza di sicurezza.
Idem i dispositivi di protezione individuale, cioè le mascherine professionali, avrebbero una capacità protettiva maggiore ma comunque non totale. Queste, dicono i ricercatori, non sono state in grado di bloccare completamente la trasmissione di goccioline di virus anche se completamente sigillate.
Hanno scoperto che le mascherine di cotone, quelle chirurgiche e le N95 hanno tutte un effetto protettivo rispetto alla trasmissione di aerosol infettivo di Sars-CoV-2 e che l’efficienza protettiva contro il Covid è maggiore quando la mascherina è indossata da chi può diffondere di virus.
Mascherine con titanio, l’allarme di Adiconsum
Ora, un nuovo diverso allarme arriva da Adiconsum Veneto. L’Associazione Difesa Consumatori e Ambiente ha esaminato diversi lotti di mascherine sequestrate dalla Guardia di Finanzia di Padova perché prive di documentazione, e ciò che ha scoperto è qualcosa di piuttosto preoccupante, che dovrà necessariamente essere oggetto di ulteriori indagini.
Nelle mascherine analizzate, Adiconsum ha trovato la presenza di grandi quantità di biossido di titanio, materiale che si presenta sotto forma di polvere cristallina quasi incolore, tendente al bianco.
Su 700 mascherine tra chirurgiche, FFP2 e quelle in cotone, in circa 450-500 è stato trovato biossido di titanio in quantità variabile da 100 ppm a 2000 ppm (ppm corrisponde a mg/Kg). La quantità maggiore era in quelle bianche o sulla parte interne. In generale, comunque, i livelli più alti sono risultati in quelle chirurgiche.
“Siamo partiti con test di laboratorio che hanno certificato la presenza in grandi quantità di biossido di titanio” ha spiegato il segretario Adiconsum Veneto Stefano Franceschetto. Il consumatore deve essere informato”. Tutti i prodotti hanno schede tecniche che ne determinano caratteristiche e provenienza, cosa che invece non succede con le mascherine: “Si va, si compra e si indossa nell’incertezza che queste siano adeguate. Va introdotta una scheda e va normata la presenza del biossido di titanio”.
Cosa si sa sul biossido di titanio
Il biossido di titanio è una sostanza sulla quale, ad oggi, esistono diversi studi controversi. L’E171 è un composto chimico definito nel 2006 dallo Iarc come “possibile cancerogeno per l’uomo” quando inalato. Anche l’Ue, in un documento pubblicato ad ottobre scorso, ha classificato il biossido di titano, sempre se inalato, come “probabilmente cancerogeno”.
In Francia, ad esempio, è stata recentemente vietata la commercializzazione degli alimenti contenenti biossido di titanio. Oltralpe la decisione è arrivata dopo che nel 2017 una ricerca dell’Istituto nazionale francese per la ricerca agronomica (Inra) aveva mostrato che l’esposizione cronica al biossido di titanio tramite ingestione “provoca stadi precoci di cancerogenesi”.