Passo indietro per il processo relativo alla morte di Lea Garofalo, la donna uccisa, perché sciolta nell’acido. I giudici della prima corte d’assise di Milano, presieduta da Anna Introini che ha sostituito Filippo Grisolia, diventato capo di gabinetto al ministero della Giustizia, hanno deciso di cominciare da capo, accogliendo così le richieste delle difese.
Nel processo, nel quale sono imputati l’ex convivente Carlo Cosco e altre cinque persone vicine alla ‘ndrangheta del crotonese, dovranno essere riascoltati tutti i testimoni che erano stati interrogati nelle precedenti udienze, compresa la figlia della donna, Denise. Del caso, si era interessato anche il presidente del Tribunale di Milano Livia Pomodoro, nel tentativo di far sì che il processo potesse proseguire tenendo valide le testimonianze. Le difese, a causa del cambiamento nella composizione della Corte, hanno negato il consenso perché “il giudice che andrà in camera di consiglio deve essere lo stesso che ha partecipato all’assunzione delle prove”. Il collegio ha accolto la richiesta disponendo di “rinnovare l’attività istruttoria non potendo limitarsi alla lettura delle dichiarazioni rese”. Occorre quindi “risentire i testi” per “garantire il rispetto dell’oralità del dibattimento”.
Il pm Marcello Tatangelo ha già riconvocato in aula i primi testimoni, che verranno ascoltati oggi. E’ stato sostituito inoltre da un collega uno dei legali degli imputati, Vincenzo Minasi, arrestato in esecuzione di un’ordinanza emessa dal gip di Milano per l’inchiesta della dda contro la cosca dei Valle-Lampada, accusato di concorso esterno in associazione mafiosa, rivelazione di segreti d’ufficio e intestazione fittizia di beni.
C.I.