L’Europa frena sulla riforma del patto di stabilità e crescita, uno dei punti programmatici del governo Conte Bis su input del presidente Mattarella.

Una prima discussione fra i partner europei sulla possibile ridiscussione delle norme ha confermato a Helsinki la divisione fra Paesi più rigoristi e quelli più inclini a considerare le regole in modo flessibile. Alla fine dell’incontro, il vicepresidente della Commissione europea Valdis Dombrovskis, che sarà in carica anche nel prossimo esecutivo di Ursula von der Leyen ed è classificato fra i “nordici rigoristi”, ha auspicato di non avviare il cambiamento della legislazione “senza sapere come chiuderla e quanto il dibattito sarà divisivo e lungo, senza conoscerne l’esito”.

Quanto al ministro italiano Roberto Gualtieri, al suo debutto in una riunione Ecofin, ha affermato di condividere la prudenza espressa prima di lasciare Helsinki dall’omologo francese Bruno Le Maire, assente dalla discussione. “La revisione del Patto di stabilità è un processo molto complesso, lungo e delicato” ha osservato Gualtieri “La prudenza non è solo della Francia ma di tutti noi”.

Ma c’è condivisione, ha aggiunto, anche sul fatto che “una riflessione sulle regole deve andare avanti, e la Commissione deve presentare un rapporto: ci sono varie forme per migliorare e semplificare” anche se qualcuno ritiene che “la questione riguarda più come applicarle che le regole stesse”. Anche se, ha voluto sottolineare, si è registrata “la disponibilità ad approfondire forme per proteggere gli investimenti legati alle grandi priorità europee a partire dall’azione per il clima”.

Il presidente dell’European Fiscal board, Niels Thygesen, con il suo rapporto pubblicato qualche giorno fa aveva suggerito di riformare il patto di stabilità stabilendo di rendere rendere sostenibile il debito pubblico principalmente attraverso il controllo della spesa pubblica. A Helsinki, ha riconosciuto le difficoltà della discussione, constatando le differenze fra le posizioni dei diversi Paesi.

L’Italia vuole comunque contribuire a questa discussione in modo costruttivo: come ha sottolineato Gualtieri, ‘questo governo punta ad essere protagonista delle scelte europee. In tutti gli incontri di questi giorni, il Focus è sempre stato sulle questioni europee e sulla posizione dell’Italia sulle politiche europee, non tanto sulla manovra’.

Gualtieri si è unito alla coalizione dei ministri delle finanze per la lotta al cambiamento climatico, da cui l’Italia era fuori finora, ha ribadito a Bruxelles l’impegno a rispettare le regole con la manovra 2020, si è impegnato con il collega tedesco Olaf Scholz ad approvare la Tobin tax entro ottobre. Immediata l’intesa con i colleghi esteri, visto il ruolo svolto da Gualtieri nel Parlamento europeo che l’ha reso conosciuto ai più. Non a caso è arrivato il sollievo dell’Ue per la ritrovata vena europeista del Conte bis e una sorta di apertura alla richiesta di flessibilità, che l’Italia sta già considerando.

 Gualtieri ha riferito che la Commissione europea ha confermato a Helsinki la disponibilità ad approfondire forme per proteggere gli investimenti legati alle grandi priorità europee a partire dall’azione per il clima. Proprio riuscire a spuntare flessibilità sul ‘geen new deal’ dell’accordo di governo Pd-M5s è uno degli obiettivi di Roma verso la prossima Manovra.

E’ ovvio che questo Governo si batte all’interno delle regole, che comprendono anche il pieno uso della flessibilità come chiesto da alcuni gruppi politici e come detto dalla presidente Von der Leyen, ha spiegato Gualtieri rispondendo a chi chiedeva se per la manovra 2020 basterà la flessibilità già prevista dalle regole attuali. C’è poi il dibattito sulle regole, ma sono due questioni distinte e come tali vanno trattate, ha aggiunto.