Lega Nord nella bufera. I Pm: Soldi distratti per sostenere la famiglia Bossi

Il tesoriere della Lega Nord Francesco Belsito è indagato dalla Procura di Milano per appropriazione indebita aggravata e truffa aggravata ai danni dello Stato in relazione ad una vicenda di rimborsi elettorali. Ma l’accusa anche politicamente grave rivolta al tesoriere del Carroccio è quella di aver utilizzato ‘soldi pubblici’ per sostenere i costi della famiglia del leader della Lega Nord, Umberto Bossi.

La Guardia di Finanza e dei Carabinieri hanno perquisito gli uffici del dirigente del Carroccio in Via Bellerio, sede della Lega. Con loro anche gli uomini del Noe, il Nucleo Operativo Ecologico di Roma, e il pm napoletano Henry John Woodcook.

Nell’inchiesta, che fa parte di un’indagine congiunta delle Procure di Milano, Napoli e Reggio Calabria, oltre a Belsito sono indagati l’imprenditore Stefano Bonet e l’uomo d’affari Paolo Scala. Questi ultimi due  rispondono anche di erogazioni concesse dallo Stato sotto forma di credito di imposta della società Siram, colosso dell’innovazione tecnologica . La Procura di Napoli, indaga, per riciclaggio. L’inchiesta dei magistrati milanesi ruoterebbe intorno agli investimenti fatti in Tanzania, passando anche per Cipro, con soldi che sarebbero stati sottratti alla Lega. Da quanto si apprende l’indagine sarebbe nata in relazione ad alcune transazioni finanziarie riferibili a Bonet, manager legato all’uomo d’affari Paolo Scala.

L’ex ministro dell’Interno, Roberto Maroni, ha immediatamente chiesto a gran voce le dimissioni del tesoriere. “È il momento di cogliere l’occasione di fare pulizia, perché queste cose fanno male alla Lega e ai suoi militanti”.

Soldi alla famiglia Bossi. Il tesoriere della Lega Francesco Belsito avrebbe distratto soldi pubblici “per sostenere i costi della famiglia Bossi”. E’ quanto si legge nel decreto di perquisizione eseguito dai finanzieri del nucleo tributario di Milano nell’ambito dell’inchiesta in cui è indagato il tesoriere della Lega Nord. Nel decreto si legge “di esborsi effettuati per esigenze personali di familiari del leader della Lega Nord. Esborsi in contante o con assegni circolari o attraverso contratti simulati”.

La replica di Belsito. “Mi è stato consegnato un avviso di garanzia in cui si dice che il movimento Lega Nord è indagato per finanziamento illecito. Queste cose dovranno poi essere provate. Per adesso non possiamo dire altro”,  ha detto Francesco Belsito all’uscita dalla sua abitazione, in via Fiasella, nel centro di Genova. Il tesoriere, in merito ai fondi investiti in Tanzania, chiarisce che “più di due mesi fa sono stati restituiti alla Lega. Dopo la bagarre fatta dai giornali abbiamo ritenuto opportuno disinvestire. Non abbiamo nulla da nascondere”.

L’indagine. L’indagine è nata analizzando alcune transazioni finanziarie riferibili all’uomo d’affari veneto Stefano Bonet, legato a Paolo Scala, entrambi indagati. Partendo da queste movimentazioni, gli inquirenti milanesi sarebbero arrivati a contestare il reato di appropriazione indebita aggravata a carico di Belsito, Scala e Bonet, in relazione a investimenti in Tanzania, passando anche per Cipro, con soldi sottratti alla Lega Nord.

Per quanto riguarda invece il reato di truffa aggravata ai danni dello Stato, a carico di Belsito, le accuse riguarderebbero un illecito utilizzo dei rimborsi elettorali arrivati al Carroccio. Secondo i pubblici ministeri i rendiconti presentati ai presidenti di Camera e Senato sarebbero irregolari. Fini e Schifani, praticamente, sarebbero stati tratti in inganno nel dare il via libera ai rimborsi elettorali. Nel mirino delle procure è finito anche l’ultimo rimborso, dello scorso agosto, pari a circa 18 milioni di euro.

Un altro filone dell’inchiesta milanese vede indagati Bonet e Belsito per truffa ai danni dello Stato “con riferimento alle erogazioni concesse allo Stato sotto forma di credito di imposta in favore della società Siram”, che si occupa di innovazione tecnologica.

La Siram compare anche nell’indagine di Reggio Calabria. Gli indagati sono otto. Gli inquirenti contestano al tesoriere della Lega il reato di riciclaggio. Il tesoriere del Carroccio, secondo l’accusa, sarebbe stato legato ad un intermediario ligure che a sua volta era in stretto contatto con esponenti della cosca De Stefano di Reggio, la più potente della città insieme a quella dei Condello. Le perquisizioni ordinate dalla procura di Napoli, invece, mirano a reperire documentazione sui rapporti finanziari tra Bonet, – legato a società finanziarie con interessi anche in Campania – e il tesoriere della Lega Nord, con cui sarebbe in rapporti economici.

 

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