Il segretario della Lega Matteo Salvini ad un gazebo allestito per votare il contratto di governo con il Movimento 5 Stelle, Milano, 19 maggio 2018. ANSA/FLAVIO LO SCALZO Il leader M5S, Luigi Di Maio, a Ivrea, dove ha dato inizio al tour per illustrare l'accordo di governo con la Lega, 19 maggio 2018. ANSA/ ALESSANDRO PREVIATI

Legge di Bilancio, scontro Lega-M5S su reddito di cittadinanza e pensioni d’oro

Come prevedibile, i nodi del governo Conte verranno al pettine sulla legge di Bilancio per il 2019  da elaborare in autunno. Se il ministro dell’Economia Giovanni Tria ha avuto successo nel convincere Luigi Di Maio e Matteo Salvini a mandare messaggi rassicuranti all’Europa sul rispetto dei parametri – spiegando loro che è inutile sforare il limite del 3% se poi quei soldi in più vengono neutralizzati dall’innalzamento dello spread – più complicato sarà stendere una legge di Bilancio che possa comprendere le esigenze politiche ed elettorali di entrambi.

Paradigmatica in questo senso l’uscita del sottosegretario Massimo Bitonci, raccolta dal ‘Corriere della Sera’ a Cernobbio: ‘Se ci sono a disposizione dieci miliardi di euro, cinque andranno impegnati per i nostri provvedimenti, gli altri cinque per quelli del M5S’. Ma trovare il compromesso, anche alla luce delle dichiarazioni dei due leader, non sembra così facile.

Primo obiettivo di Di Maio e i suoi è rendere operativo il reddito di cittadinanza entro le Elezioni Europee della primavera 2019. L’obiettivo è una versione extralarge a 780 euro del reddito di inclusione introdotto dal Pd, cui aggiungere una corposa ristrutturazione dei centri per l’impiego. ‘Nessun compromesso al ribasso’, promette Di Maio, che a Cartabianca, su Rai3, minaccia: ‘O c’ è il reddito in manovra o c’ è un grande problema per questo governo’. Salvini evita accuratamente di parlare di reddito di cittadinanza, impegnato a picchiare duro sulla Fornero e sull’idea di quota 100 a 62 anni (prima si parlava di 64, probabile che la mediazione col ministro Tria la porti a 63).

Anche perché la Lega dovrà presumibilmente rinunciare alla flat tax, accontentandosi di ‘spalmarla’ su tutta la legislatura e partendo dalla tassazione forfettizzata per le partite Iva e le società di persone: pagheranno il 15% fino a 65 mila euro e il 20% sopra questa soglia.

Altro terreno di scontro è quello relativo al taglio delle pensioni d’oro. Salvini vorrebbe alzare a 5 mila euro la soglia per il prelievo delle pensioni d’oro che i grillini hanno fissato a 4 mila. Senza contare la cosiddetta pace fiscale, dove il tetto che la Lega aveva proposto per chiudere il contenzioso con il Fisco si è abbassato a un milione, dai 5 milioni iniziali che il ministro grillino del Sud Baraba Lezzi aveva definito ‘un favore per i super ricchi’.

Nel tuolo di mediatore e garante dei conti, ma anche di possibile vittima sacrificale, il ministro dell’Economia Giovanni Tria, chiamato da qui a pochi giorni a stendere il documento di programmazione economica (DEF), atteso con il coltello tra i denti dalle agenzie di rating e dai mercati. Verranno rispettati tutti i parametri dell’Unione Europea e nel contempo si proverà ad inserire tutto il possibile, dal Reddito di cittadinanza alla Flat Tax, spalmando su 5 anni. Al limite Tria sforerà su qualche voce per poi trovare un ovvio compromesso con Bruxelles.

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