ROMA. Lo slogan della manovra del Governo Renzi è “Italia con il segno più”. Questo segno più a vederlo per primi saranno le famiglie a reddito medio, imprese e pensionati. Facendo i conti in tasca agli italiani, si nota come una famiglia che ha entrate medie e che vive in una casa di proprietà, risparmierà dai 20 ai 30 euro al mese, cioè circa 300 euro all’anno. Se invece si considerano le partite Iva e i professionisti, il discorso cambia e il beneficio può salire oltre 100 e 200 euro mensili. A fare da padrona, nel listino del taglio delle tasse per le famiglie è ovviamente l’abolizione della Tasi (e pure dell’Imu per le magioni di lusso). Il patto forte per le imprese è invece il super-ammortamento sui nuovi macchinari e il guadagno potenziale veleggia attorno ai 1000 euro annui, poco più di 80 euro al mese. Lo sconto sul canone Rai di 13,50 euro, e il rinnovo del contratto per gli statali sono le altre due importanti novità. Un impiegato dello Stato, secondo i primi calcoli, prenderà 7 euro in più al mese, grazie ai 200 milioni stanziati che però, in origine dovevano essere 300, non a caso ieri la Cgil e Uil hanno definito lo stanziamento “ una mancia” e “ una provocazione”, prefigurando “ una mobilitazione durissima”. Ad avere qualche soldo in più in tasca saranno anche i pensionati, ma non tutti: solo quelli a cui arriva un assegno fino a 15 mila euro all’anno. Quindi a 4 milioni su 14 totali. In quest’ottica i pensionati di questa categoria, sotto i 75 anni, avanzerebbero da 7500 a 7750 euro, con 228 euro all’anno. Per gli over 75 invece, l’aumento sarebbe 233 euro. Queste sono le uniche due categorie che diventeranno “ no tax”, mentre per le altre ci sarà una riduzione delle tasse ma non un totale annullamento. L’eliminazione Imu – Tasi “ potrebbe avere effetti circoscritti sui comuni”, scrive Bankitalia nell’ultimo bollettino economico, gelando l’enfasi del Governo su questa misura. Anche perché, spiega via Nazionale, “ gli interventi più direttamente efficaci ai fini di un incremento del potenziale dell’economia sono quelli di riduzione del carico gravante sui fattori di produzione”. Tesi condivisa da sempre anche da Bruxelles, non dal premier Renzi che tira dritto, anzi assicura che “ non ci saranno aumenti di altre imposte”, soprattutto locali, a fronte del regalo sul mattone. Perché i tagli aggiuntivi richiesti a Regioni (1,8 miliardi) e comuni (300 milioni) e inseriti in stabilità, oltre a quelli legati alla sanità (2 miliardi) e ai costi standard, non si traducano poi in impennate nella fiscalità territoriale.
Fabio D’Amora