Legge elettorale, bocciato l’Italicum bis

‘Non ho nessuna intenzione di andare avanti con un testo che il Pd non approva perché non sono un incosciente’, è la reazione del presidente della commissione Affari Costituzionali e relatore sulla legge elettorale, Andrea Mazziotti, una volta terminato il giro degli interventi di tutti i gruppi in merito all’Italicum bis, dai quali è emersa la richiesta di non mettere ai voti il testo base presentato giovedì scorso. Contrari Pd, Lega, Svp e Ala.

 Il Pd attraverso il capogruppo Emanuele Fiano ha ufficializzato il cambio di rotta: ‘Non siamo favorevoli al testo che lei ha presentato mentre proponiamo come testo base la nostra proposta di un sistema al 50% collegi e 50% proporzionale’.

Mazziotti, pur prendendo atto che il Pd non voterebbe l’Italicum bis, critica quanto è avvenuto con un cambio di posizione da parte del primo partito di maggioranza.  L’approdo in Aula della legge elettorale era previsto per il 29 maggio.

Il Pd così vince la prima battaglia in commissione Affari costituzionali della Camera e stoppa l’Italicum bis, grazie anche al sostegno dei verdiniani,della Lega, dei fittiani e delle minoranze linguistiche.

Il Movimento 5 Stelle ribadisce invece, in Commissione Affari Costituzionali della Camera, il suo sì al testo base presesentato dal relatore Mazziotti, l’Italicum bis. Il pentastellato, Danilo Toninelli, critica duramente il Pd e chiede a Mazziotti di restare relatore anche qualora sia presentato un altro testo base.

Al contrario Fratelli d’Italia chiede al relatore di ritirare il testo base. Ignazio La Russa: ‘Visto che il testo base non ha la maggioranza è inevitabile a questo punto il ritiro del testo e il passaggio a un altro testo, anche se FdI lo avrebbe votato’.

Anche il presidente del gruppo misto alla Camera, Pino Pisicchio, chiede a Mazziotti di non mettere a votazione il testo base, in quanto non avrebbe la maggioranza dei voti. ‘Cerchiamo di evitare una spaccatura netta’, ha sottolineato Pisicchio.

Il leader di Fi Silvio Berlusconi in una nota: ‘Sono convinto che il nuovo sistema di voto possa essere approvato in Parlamento seguendo il monito del Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ed essere dunque il frutto della più ampia condivisione possibile tra le forze politiche.Forza Italia non ha mai cambiato idea: chiediamo un sistema elettorale proporzionale (con eventuale premio di maggioranza alla coalizione che raggiunge il 40%), e con un modo serio e trasparente di assicurare il rapporto fra elettori ed eletti, escludendo quindi il voto di preferenza. Siamo quindi molto perplessi per la unilaterale proposta del Partito democratico di un finto ‘modello tedesco’ (il cosiddetto Verdinellum)’.

La Lega Nord vuole come testo base la proposta avanzata dal Pd. Giancarlo Giorgetti dice: ‘Finalmente il Pd ha una proposta da cui poter partire con un ragionevole numero di voti per poterla approvare. Il carico se lo deve prendere il Pd, non servono altri giorni di riflessione. Il fatto nuovo politico è che il Pd è uscito allo scoperto, presentate la proposta e votiamola’.

Il gruppo di Ala non voterà il testo base sulla legge elettorale. E Mdp annuncia l’astensione in commissione Affari costituzionali della Camera qualora si dovesse votare il testo base sulla legge elettorale. Alfredo D’Attorre ha quindi criticato il Pd, responsabile dell’allungamento dei tempi. Anche Sinistra italiana, con il capogruppo Giulio Marconi, nel caso di voto sul testo base, si schiera per l’astensione, sottolineando l’impossibilità di andare in aula il 29 maggio.

Pur se  sollecitati dal presidente della Repubblica, Sergio Mattarella  l’universo parlamentare italiano fatica a mettere in piedi una legge elettorale credibile acuendo, se ce ne fosse bisogno, il disinteresse della società civile nei confronti della politica. Si consolida l’impressione di vivere in un Paese che viaggia per forza di inerzia, senza una guida credibile, senza un programma di viaggio chiaro e intellegibile, senza l’indicazione di un approdo da raggiungere, senza la definizione dei tempi necessari per raggiungerlo. Diciamolo con chiarezza: al fallimento della vecchia politica autoreferenziale e schiacciata sull’esclusiva gestione del potere, si aggiunge l’incapacità della nuova politica interessata solo a mescolare le tante rabbie in un vitaminico frullato ma totalmente impreparata a costruire una seria e credibile proposta,  e di conseguenza, azione di governo.

 La legge elettorale poteva essere per tutti una occasione di riscatto: avrebbero per una volta potuto dimostrare che il loro orizzonte non si limita a Piazza Montecitorio ma riesce ad andare anche oltre per abbracciare l’Italia con le sue tante periferie.  Ma non è andata così e pur confidando ottimisticamente in un momento di benefica resipiscenza, c’è da dubitare fortemente che qualcosa del genere potrà avvenire nei prossimi giorni e nelle prossime settimane.

Il fatto è che per fare una buona legge elettorale bisognerebbe avere la capacità di guardare oltre il proprio orticello e quel che manca è il livello critico e autocritico della forze politiche, la consapevolezza di una missione che non è semplicemente quella di occupare più o meno rumorosamente gli scranni parlamentari evocando la dannazione eterna per gli avversari accusati di tutte le turpitudini e la santificazione senza verifica dei meriti per se stessi.

 Cocis

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