L’Italicum viene meno rispetto alla nuova situazione che si è venuta a creare attraverso la bocciatura del referendum costituzionale, facendo diventare indispensabile costruire un sistema che sia funzionale al quadro di riferimento istituzionale sopravvissuto all’esame. La conferma del Senato, a seguito della bocciatura del referendum, obbliga ad armonizzare le due leggi elettorali. Cosa non semplice, visti anche i continui ricorsi alla Corte sul tema elettorale. Ricorsi che hanno dimostrato che in ogni momento un sistema può essere rimesso in discussione, e rivisto, dalle sentenze della Consulta. Tutte le proposte presentate, ed ipotizzate, sembrano studiate per favorire il proprio lato politico, senza guardare alla totalità delle rappresentanze. In pratica, la legge elettorale viene osservata dalle forze politiche attraverso un ‘teleobiettivo’ e non con un ‘grandangolo’. Senza rappresentatività si rischia un ulteriore svuotamento della democrazia ed un aumento dell’anti-politica. Il 4 dicembre evoca la sconfitta del costituzionalismo democratico e l’affermazione del costituzionalismo post-moderno. La riforma costituzionale bocciata è il culmine di un percorso politico di rancore che rifiuta il pensiero di un potere concentrato in un leader. Rifiuta, ovvero, e di fatto, una democrazia d’investitura. La rappresentanza politica è caduta, ed è necessario ritrovare la centralità del parlamento, e la rappresentatività condivisa. I partiti, sia chiaro, sono stati privati di legittimità sociale, visto che sono, e di fatto, svuotati di ideali. Bisognerà ripensare le forme di partecipazione obbligando il parlamento ad una maggiore attenzione verso i cittadini, ritrovando la sua autonomia di organo costituzionale senza essere in balia di un governo che detta l’agenda e domina la scena politica. L’evoluzione dei partiti, andata verso strutture verticistiche, si è tradotta nel passaggio dal proporzionale al maggioritario. Il referendum bocciato non è altro che una richiesta di legittimità da parte dei cittadini. La legge elettorale proporzionale non appare, in tal senso, come un passo indietro ma come un’evoluzione della democrazia e il blocco tripolare presente al momento necessita di una legge molto efficace. L’elemento centrale della riforma di Renzi era in realtà il sistema elettorale e non le norme costituzionali. L’Italicum era ipotizzato per la Camera ed era stato demandato alla riforma costituzionale l’eliminazione del ‘problema Senato’. Con il passaggio del referendum il disegno sarebbe stato completo, con il potere teorico del presidente del consiglio rimasto immutato. Il governo centrale sarebbe andato ad assumere maggior potere rispetto ai governi periferici, come le regioni, e il doppio turno avrebbe rafforzato la figura del primo ministro. Tra primo e secondo turno ci sarebbero state decine di deputati in ballo solo attraverso la figura del leader. Renzi voleva, in termini semplici, un rafforzamento politico del premier. Anche la rottura con il bicameralismo andava in questo senso. Il problema attuale è quello dell’armonizzazione dei sistemi elettivi delle due assemblee. Esse si muovono in due direzioni di marcia differenti, perchè quella della camera parte dall’alto e discende in circoscrizioni regionali, ed in subcircoscrizioni, dove vengono costituiti dei collegi plurinominali. Avendo perso il ballottaggio, la maggioranza non è garantita ma eventuale (con il 40% si ottengono 340 seggi, altrimenti no) e la ripartizione senza premio è puramente proporzionale (con l’esclusione dello sbarramento al 3%). Il sistema elettivo del Senato fa corrispondere invece le circoscrizioni con le regioni ed il risultato nazionale è la somma dei risultati singoli. Bisogna ragionare profondamente sulla nuova legge elettorale senza lavorare per bloccare le forze politiche avverse. Si deve quindi uscire dalla concezione di un parlamento in cui il vincitore domina per la legislatura, ma bisogna orientarsi verso una democrazia partecipativa. La legge elettorale sarà incardinata domani in Commissione Affari costituzionali della Camera, mentre forse già venerdì o uno dei primi giorni della settimana successiva, dovrebbero essere pubblicate le motivazioni della sentenza della Consulta sull’Italicum. Domani il presidente della Commissione e relatore, Andrea Mazziotti, illustrerà le 16 proposte di legge finora depositate. Se fino a qualche giorno fa la corsa alle urne con i due sistemi usciti dalle sentenze della Consulta era nel novero delle possibilità, l’idea di una armonizzazione dei due sistemi è stata accettata anche da Renzi. Per cui la sollecitazione probabile della Corte al Parlamento a fare la sua parte non dovrebbe suscitare grandi polemiche.
Roberto Cristiano