Il palazzo della Consulta a Roma, sede della Corte Costituzionale, in un'immagine dell' 11 gennaio 2011. ANSA/ ETTORE FERRARI

Legge elettorale, domani la Consulta

Sono 5 le ordinanze sull’Italicum che la Corte Costituzionale esaminerà domani, frutto di una serie di ricorsi presentati da un pool di avvocati, in qualità di cittadini elettori, in diversi tribunali italiani. Cinque di questi tribunali – Messina, Torino, Perugia, Trieste e Genova – hanno deciso che alcuni dei rilievi mossi dai ricorrenti sulla nuova legge elettorale non fossero infondati e hanno deciso di sottoporre le questioni ai giudici costituzionali.

Le ordinanze sono state depositate in tempi diversi alla Corte, ma il presidente Paolo Grossi ha disposto un calendario di pubblicazione in Gazzetta Ufficiale – passaggio essenziale per incardinare la causa e la costituzione delle parti – che ha consentito a tutte e cinque di essere rimesse alla Consulta. La Corte che avrà quindi tutto lo spettro dei rilievi mossi dai ricorrenti nelle varie sedi da poter valutare, senza che nulla resti tagliato fuori. Ballottaggio, premio, capolista bloccati, apparentamenti, i temi da trattare.

Il Tribunale di Messina censura le norme sul premio di maggioranza al primo turno che assicura 340 seggi alla lista che ottiene il 40% dei voti, calcolando la percentuale sui votanti e non sugli aventi diritto al voto; sul premio al ballottaggio assegnato senza soglia minima di votanti; sulla clausola di sbarramento che esclude le liste che non abbiano superato la soglia del 3%; sul capolista bloccato mentre gli altri sono scelti con voto di preferenza; e infine le disposizioni per cui l’Italicum, valido solo per la Camera, si applica a prescindere dall’esito del referendum sulla riforma costituzionale.

Il Tribunale di Torino solleva dubbi sull’attribuzione del premio al ballottaggio tra le liste più votate, purché abbiano ottenuto il 3%; sul divieto al secondo turno di apparentamenti o coalizioni col premio che va a chi ottenga il 50% più 1 dei voti; sulla possibilità per il capolista eletto in più collegi plurinominali di scegliere il collegio in base valutazioni di opportunità, in assenza di un criterio predeterminato.

Il Tribunale di Perugia ha sollevato anch’esso questioni sui capolista bloccati e sul premio che attribuisce 340 seggi alla lista che ottiene, su base nazionale, almeno il 40% dei voti validi o a quella che prevale al ballottaggio, escludendo collegamenti tra liste o apparentamenti tra i due turni di votazione.

I tribunali di Trieste e Genova sollevano questioni sul turno di ballottaggio e sull’opzione del candidato capolista eletto in più collegi di scegliere a quale agganciarsi.

Genova sottopone alla Corte anche questioni relative all’assegnazione del premio di maggioranza al primo turno e una questione concernente il meccanismo del recupero proporzionale dei voti nella Regione Trentino-Alto Adige.

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